sabato 26 luglio 2014
​La madre, forse asiatica, lo ha lasciato nella cappella dell'ospedale San Giuseppe, a Milano. Il sacerdote è stato attirato da un rumore. Inizialmente pensava che fosse un gattino. È stato chiamato Giacomo. Pesa 2 chili e sta bene
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Un neonato, presumibilmente di origini asiatiche è stato abbandonato, nella notte tra venerdì e sabato nella cappella dell’ospedale San Giuseppe di Milano. Lo ha trovato il parroco, don Mauro che, passando di lì per caso, verso mezzanotte, era stato richiamato da alcuni rumori simili al miagolio di un gattino. "Quando ho capito che non era un animaletto come avevo pensato, non l'ho voluto toccare temendo di combinare qualche guaio - racconta il cappellano - così mi sono messo a correre verso il pronto soccorso e il personale mi ha detto che potevo tornare a prendere il bimbo". Il piccolo era ben curato e ben coperto (nella notte su Milano si era abbattuto un forte temporale). Ora si trova nella nursery e ha anche un nome: i medici lo hanno chiamato Giacomo, in onore del santo di venerdì. Il neonato ha pochi giorni di vita (forse una decina) informano i sanitari, ed è in buone condizioni generali. Pesa 2 chili. L’ospedale San Giuseppe si trova in pieno centro a Milano, poco distante dal quartiere cinese e inserito in una delle zone più ricche della città, circondato da edifici storici e di pregio. "Le autorità competenti sono state immediatamente informate", aggiungono i medici. La cappella dell’ospedale è sorvegliata giorno e notte da un circuito fisso di telecamere. Non sarà difficile risalire al momento in cui il piccolo è stato abbandonato. Ora si cerca la madre, dai tratti asiatici. Una cosa però è certa: secondo i medici il piccolo non era stato partorito alla San Giuseppe. A Milano, l’ultimo caso di abbandono di neonato risale a due anni anni fa: era il 7 luglio 2012 quando i medici dell’ospedale Policlinico furono avvertiti dalla sirena della “culla della vita”, una sorta di “ruota degli esposti in versione moderna, installata nel 2007 nel nosocomio milanese per contrastare l’abbandono in strada di neonati. La storia del piccolo Mario (così lo chiamarono i medici) fece clamore perché era la prima volta che la culla veniva usata.
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