Ottobre è il "mese rosa" per la prevenzione dei tumori al seno. Grazie alla Campagna Nastro Rosa della Lilt, sarò possibile sottoporsi a visite senologiche gratuite (QUI). Il ministro della Salute Speranza ha proposto che oggi, 13 ottobre, diventi la Giornata di sensibilizzazione sui tumori al seno, ricevendo il sostegno di tutto il governo. Alle 20 la facciata di Montecitorio si tinge di viola.
In dieci giorni hanno conquistato 25.200 followers, ma non se ne vantano e non sono stressate dalla prossima 'storia' con cui tenerli agganciati su Instagram. Hanno molto altro a cui pensare le cinque amiche, conosciutesi quest’estate nelle corsie del-l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, che si descrivono così nel loro profilo: «Giulietta, Ilaria, Giulia, Claudia e Federica. Età e storie di vita diverse con due cose in comune: il cancro e la voglia di vivere».
Da quando il 1° ottobre hanno provato a uscire virtualmente dall’ospedale per frequentare la piazza dei social non pensavano che tante persone (e tanti malati oncologici) avrebbero apprezzato il racconto della loro amicizia, commentando le foto simboliche sulla quotidianità «stravolta dal cancro» e anche condiviso i loro video.
Tutte immagini vere, non da fiction, montaggi autoprodotti in reparto, senza paura di nascondere ma anche senza la volontà di ostentare i momenti quotidiani della terapia contro il sarcoma. Come l’aiuto quotidiano a fermarsi reciprocamente una bandana sul capo segnato dalla chemioterapia: per le 'Susine pelate', come si sono allegramente definite in onore dei frutti riposti insieme sul comodino, anche quello è un gesto non banale visto che «è meglio attraversare sorridendo la bufera dentro la quale ci siamo ritrovate nel pieno della nostra vita».
E nei giorni scorsi – dopo il rilancio da parte del settimanale diocesano Vita Trentina e di altre testate nazionali – hanno deciso d’invitare questi oltre 20 mila 'fedelissimi' a sostenere la raccolta di fondi per finanziare la ricerca sui tumori rari mesenchimali condotta dall’Istituto milanese. «Questo diventa un obiettivo in più – ci spiega Giulia, 32 anni, trentina, educatrice di nido, due figli piccoli, che è la promotrice del gruppo insieme a Ilaria, milanese 24 anni, fresca laurea in psicologia – , non c’interessa nulla diventare delle influencer dell’oncologia, come qualcuno ci ha detto scherzando. Semmai, quello sì, dare speranza con la forza di vivere a quanti si trovano alle prese con la sofferenza. Ognuno poi può e deve viverla in modo diverso, con la libertà di non sentirsi giudicato. A proposito: dovremmo allenarci tutti ad astenersi da giudizi sommari, senza conoscere dall’interno un’esperienza».
La conferma indiretta si coglie nei tanti commenti lasciati sotto ai loro messaggi social: «Capisco bene cosa si prova quando ricevi quella telefonata», concorda ad esempio un’altra ammalata; «Siete meravigliose, date speranza a tutti», dice un altro commento; e un altro ancora: «Queste sono le vere sfide della vita e vedere come le affrontate mi ha dato molta forza. Che belle che siete!». Anche le altre tre 'susine' – Claudia di 39 anni, Federica di 35 e Giulia 'piccola' di 18 – testimoniano quanto sia stato decisivo l’incontro in corsia e un’amicizia peraltro non rara nei reparti oncologici: «Non avrei mai immaginato di poter provare e condividere sentimenti così forti in questo momento molto buio».
Ci ripetono che la popolarità social non importa loro: «Sappiamo bene di poter contare prima di tutto sulla rete più forte che è quella di prima, con i familiari e gli amici veri che ci aiutano anche oggi – precisa Giulia 'grande' –. Però può fare la differenza trovare altre amiche con cui ti vieni a sentire in sintonia. Ecco, questa forte sintonia abbiamo voluto celebrarla anche pubblicamente per dire quanto è importante l’aiuto reciproco, anche nelle terapie». Si potrebbe concludere che anche chi si sente più solo comprende la sincerità e lo spirito genuino con cui le Susine si sono volute esporre in rete: «A noi preme soprattutto comunicare che nonostante tutto – anche se abbiamo il cuore spezzato da quest’esperienza di vita – è possibile andare avanti e trovare un equilibrio. Non è la felicità, ma un buon equilibrio sì».