Flavio Gasperini / SOS MEDITERRANEE
Disidratati, feriti, traumatizzati. Tra loro ci sono persone che hanno perso i sensi, che hanno ferite infette, che hanno bisogno di cure mediche immediate. C’è un neonato di tre mesi, eppure continuano a essere tutti tenuti in un limbo, ingiusto e ingiustificato, in attesa di ricevere indicazioni di un porto sicuro di approdo. È il destino kafkiano che accomuna gli oltre 800 naufraghi soccorsi dalle navi umanitarie Ocean Viking e Sea Watch 3, ancora una volta scambiate per hotel galleggianti dalle istituzioni. E con loro, ci sono anche gli equipaggi, i soccorritori e i medici bloccati a bordo da giorni.
Due le notizie odierne: due donne con il figlio sono state evacuate dalla Ocean Viking per motivi di salute. Una motovedetta della Guardia costiera italiana le ha portate a Lampedusa. Mentre una segnalazione è stata inviata al Tribunale di Catania per notificare la presenza di oltre 70 minori a bordo della nave umanitaria Sea Watch 3 (la maggioranza dei quali non accompagnati, ndr). Lo ha fatto sapere la Ong tedesca Sea Watch, che a bordo continua a cercare di supportare, a fatica, le 257 persone oramai allo stremo delle forze fisiche, soccorse nei giorni scorsi.
Flavio Gasperini / SOS MEDITERRANEE
L’ultima operazione congiunta con la nave Ocean Viking, come ha raccontato Clarissa, protection officer di Sea Watch, era avvenuta nella notte tra domenica e lunedì: «Una situazione delicata perché la barca era sovraffollata, stava iniziando ad affondare ed era alla deriva da giorni».
L'attesa di sbarcare sta diventando sempre più difficile per le persone a bordo di #SeaWatch3.
Tutti sono esausti, molti sono feriti e traumatizzati.
Abbiamo bisogno di un porto sicuro, adesso.
Clarissa, Protection Officer su #SeaWatch3, ci racconta la situazione a bordo. pic.twitter.com/aBdt2ZzPNh
Dopo i salvataggi sono state inviate le richieste per le assegnazioni di un porto di approdo sia dalla nave di Sos Mediterranée sia da quella di Sea Watch, ma finora né le autorità maltesi né quelle italiane hanno dato risposta. «Mentre l’Italia rinsalda la sua collaborazione con la Libia attraverso il voto in Senato sul rinnovo delle missioni e la visita della ministra Lamorgese» così ha denunciato su Twitter la Ong tedesca, i 257 naufraghi soccorsi «vengono lasciate in mare. Hanno sofferto abbastanza. Chiediamo l’assegnazione di un porto sicuro». Arriva anche l’appello di Safa Msehli, portavoce a Ginevra dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim): «Le persone soccorse sono in mare da quattro giorni in attesa di un porto sicuro. Devono essere sbarcati con urgenza. L’assenza di un meccanismo sicuro e prevedibile per lo sbarco mette a rischio la vita e ostacola il lavoro vitale delle Ong nel Mediterraneo».
‼️ More than 500 people rescued by #OceanViking have been at sea for four days awaiting a safe port.
They must be disembarked urgently.
The absence of a safe predictable mechanism for disembarkation puts lives at risk and hinders the vital work of NGOs in the #Mediterranean. pic.twitter.com/sVnfeKUBxr
E se per gli 800 naufraghi questa attesa ingiustificata sembra senza fine, dal Mediterraneo centrale arriva un’altra allerta, diramata dagli attivisti di Alarm Phone per 140 persone in pericolo a est della Sicilia dove il tempo sta peggiorando; contestualmente la nave di Medici senza Frontiere, la Geobarents ha effettuato nella serata un salvataggio di 25 persone.
#BREAKING: Our teams on board the #GeoBarents completed a rescue of 25 people including 10 unaccompanied minors. Survivors told us they had left Libya and had been drifting for 2 days, with no engine working since yesterday. "We have escaped from hell, we have escaped from hell." pic.twitter.com/HylEZY4Wt5