A Nassiriya, il 12 novembre 2003, non è stata garantita la sicurezza e non sono stati evitati i rischi che hanno portato alla strage nella quale sono morti 19 italiani e almeno nove iracheni. È per questa ragione che la Prima sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso dei familiari delle vittime, costituitisi parte civile, contro l'assoluzione in appello «perchè il fatto non sussiste» del generale Georg De Pauli, all'epoca comandante della base Maestrale a Nassiriya dove ci fu l'esplosione di un camion kamikaze. A questo punto ci sarà un nuvo processo civile d'appello, davanti alla Corte di Roma per ottenere i risarcimenti.La decisione di piazza Cavour non avrà alcun impatto dal punto di vista penale visto che la sentenza di assoluzione della Corte d'appello della capitale del 7 febbraio scorso non è stata impugnata dalla Procura ed è passata in giudicato. Il verdetto fa seguito alla decisione di piazza Cavour del 20 gennaio 2011 che aveva già dato l'ok ai risarcimenti, occupandosi dei ricorsi presentati dai familiari delle vittime contro le assoluzioni dei generali Bruno Stano e Vincenzo Lops.Soddisfazione da parte dei difensori dei familiari delle vittime rappresentati da Francesca Conte e da Dario Piccioni: "la Cassazione ha sancito che a Nassiriya bisognava garantire la sicurezza". In pratica, la Suprema Corte ha aderito alle richieste della procura militare rappresentata da Antonino Intelisano che nella sua requisitoria ha evidenziato come a Nassiriya «si trattava di definire un piano concreto, con un pò di iniziativa perchè si aveva a che fare con la guerra. L'obiettivo - ha detto Intelisano - era minimizzare il rischio. L'obbligo nasceva anche dalle informazioni che erano arrivate dal servizio di intelligence».