Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano - a Bari per l'inaugurazione dell'anno accademico e in occasione dell'intitolazione dell'ateneo della città ad Aldo Moro - parlando di riforme ha detto che queste "non debbono essere realizzare a colpi di maggioranza". Ed ha aggiunto: "Faccio appello alla consapevolezza, che non dovrebbe mai mancare tra le forze politiche e sociali, dell'assoluta necessità di lavorare e di riformare, in un'ottica di lungo periodo e non sulla base di impostazioni contingenti, asettiche, di corto respiro cui corrispondano conflittualità deleterie". Il riferimento diretto è alla richiesta appena avanzata dal rettore dell'università di Bari, Petrocelli di una riforma universitaria che sappia bloccare la fuga dei cervelli. Ma in questa risposta Napolitano inserisce un "anche" che dà il senso politico dell'intervento. Infatti spiega che la necessità di riforme di lungo periodo e condivise vale "anche per l'università", e così facendo allarga il discorso a temi di portata ancora più ampia. Ma riferendosi solo all'esigenza di riformare l'università Napolitano ha detto che "deve essere rinnovata, ma anche rinnovarsi. Voglio dire - ha scandito il Capo dello Stato - che insieme con interventi legislativi e finanziari, corrispondenti al riconoscimento effettivo della funzione crescente nella formazione e nella ricerca, le nostre università hanno acuto bisogno di una forte corrente di dedizione incondizionata al proprio compito, di senso della missione tra quanti operano, insegnano e studiano negli atenei". Ragione per cui, prosegue il Capo dello Stato, "ho apprezzato gli impegni che qui sono stati enunciati di predisposizioni a ogni verifica dei processi e risultati sulla base di efficaci e rigorosi meccanismi di valutazione e quindi di riconoscimento del merito. È a ciò che pare orientato il progetto di riforma universitaria presentato in Parlamento". La cerimonia, che ha dedicato allo statista ucciso dalle brigate rosse nel 1978, s'è svolta al Teatro Petruzzelli. Giorgio Napolitano ha esaltato la scelta di dedicare a Moro l'università barese, dedicando un pensiero al "quartetto dei professorini democristiani, di forte impronta cattolica e di moderna cultura giuridica", che 50 e più anni fa scrivevano una pagina nella storia nazionale. Erano anni in cui Moro, assieme a Fanfani, La Pira e Dossetti pensavano le regole che sarebbero valse per molto tempo. Tra loro Moro scriveva e sanciva una "idea di fondo". Questa: "i principi dominanti della nostra civiltà e gli indirizzi supremi della nostra futura legislazione vanno sanciti in norme costituzionali per sottrarle all'effimero gioco di semplici maggioranze parlamentari. Aldo Moro - ha concluso Giorgio Napolitano - lascia una preziosa eredità di pensiero e morale e l'esempio della fedeltà all'insegnamento e con esso del rapporto con i giovani, di una piena comunione con gli studenti".