«Anche se riguarderà poche persone, questa legge costituisce un passo importante e la interpreto come un segno di attenzione del Parlamento per il mondo dei trapianti» osserva Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti.
Chi potrà trarre beneficio dalla nuova legge? La popolazione di pazienti interessata raggiunge le poche unità all’anno. Si tratta per lo più di bambini con fibrosi cistica, che potrebbero ricevere un lobo del polmone dal padre e uno dalla madre. Sono interventi di altissima complessità, che potranno essere effettuati solo in pochi centri trapianti, autorizzati secondo criteri che staranno fissati dal Consiglio superiore di sanità. Nei prossimi mesi si definirà la procedura tra ministero e regioni.
Per il servizio sanitario è vantaggioso il rapporto costo-beneficio? Anche se il vantaggio sarà per poche persone (bambini o adulti di piccole dimensioni), fosse anche una all’anno, non per questo mi sembra da scartare. C’è sicuramente una questione di impatto sanitario, ma ogni vita è una vita. Per l’intestino saranno probabilmente ancora meno che per il polmone, il pancreas può essere necessario in alcuni casi di diabete con complicanze. Mi pare importante che si tenga una strada aperta.
La donazione di organi tra viventi può nascondere abusi?Credo che il rischio di abusi sia scongiurato dal fatto che il nostro sistema è molto rigoroso. Innanzi tutto occorrerà concentrare la casistica in pochi centri. E poi, penso al caso del trapianto di rene da vivente, le nostre procedure sono molto rigide: si passa dall’autorizzazione di un magistrato, e poi al vaglio di una commissione specifica. Credo che da noi siano presenti le opportune garanzie che non ci saranno abusi.