giovedì 29 dicembre 2022
Il Cdm vara il decreto-immigrazione. Per le navi «requisiti tecnici», transito solo per i soccorsi e «porto da raggiungere senza ritardi»
Sanzioni da 10 a 50mila euro per chi non collabora con le autorità. Ma Palazzo Chigi si difende: prima le conseguenze erano penali

Sanzioni da 10 a 50mila euro per chi non collabora con le autorità. Ma Palazzo Chigi si difende: prima le conseguenze erano penali - Ansa

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Il varo del primo decreto-immigrazione del governo Meloni, in sostanza un provvedimento che mira a limitare l’operatività in mare delle Ong, non è stato di facile elaborazione. Una lunga riunione tecnica, prima del Cdm, ha portato ad attenuare diverse delle misure previste dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Un lavoro di taglia e cuci, con la regia del sottosegretario Alfredo Mantovano e che si è reso necessario anche per malumori dentro Forza Italia rispetto all’impostazione delle bozze: non è un mistero che la componente che fa riferimento al ministro degli Esteri Antonio Tajani preferisce lavorare sulle migrazioni insieme all’Ue e non con iniziative unilaterali che potrebbero compromettere i rapporti con Bruxelles.

Al netto di alcuni interventi mitigatori, finalizzati anche a prevenire profili di incostituzionalità ed eventuali attriti con il Quirinale, la stretta sulle navi impegnate nel salvataggio in mare delle persone c’è comunque. Il requisito di base per non incorrere nelle sanzioni del governo resta l’immediata comunicazione delle operazioni di soccorso al Centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo nella cui area di responsabilità si svolge l’evento e allo “Stato di bandiera” dell’imbarcazione. Ma si aggiungono altre condizioni stringenti: nel testo entrato in Cdm, si parla di «requisiti di idoneità tecnico-nautica» tuttavia non specificati, e per i quali non viene indicata l’autorità preposta ai controlli. È, infatti, un nodo ancora aperto anche dopo il varo ufficiale in Cdm. Così come sembra un nodo ancora aperto anche la seconda condizione imposta alle imbarcazioni delle Ong: nell’ultimo testo disponibile prima della riunione di governo si parla di un’attività di informazione da svolgere a bordo circa la «possibilità di richiedere la protezione internazionale nel territorio dell’Unione Europea e, in caso di interesse, raccogliere i dati rilevanti da mettere a disposizione delle autorità».


Nell’ultima bozza prevista una «attività di informazione a bordo sulla possibilità di chiedere protezione nell’Ue» e il«resoconto dettagliato» dell’azione di soccorso

A sera, era ancora un punto controverso e poco chiaro, comunque diverso - lessicalmente - rispetto all’ipotesi di fare domanda di protezione direttamente a bordo nave. Le altre prescrizioni invece sembrano fuori discussione dal punto di vista politico: l’imbarcazione deve chiedere il porto di sbarco subito dopo l’azione di soccorso e deve raggiungerlo «senza ritardo». Non viene esplicitamente vietato il cosiddetto soccorso multiplo, ma si prescrive il repentino spostamento verso il porto indicato dalle autorità. Si gioca, insomma, sul significato delle parole. I responsabili dell’imbarcazione devono inoltre collaborare con le autorità di pubblica sicurezza per fornire informazioni circa l’attività di salvataggio. Di più: offrire una «ricostruzione dettagliata».

Ansa


Altro requisito, dimostrare che le operazioni di soccorso non hanno arrecato pericolo alle persone a bordo «né impedito - punto questo da chiarire - di raggiungere tempestivamente il porto di sbarco». Viene inoltre messo nero su bianco il fatto che la permanenza nel mare territoriale italiano è garantito «ai soli fini di assicurare il soccorso e l’assistenza a terra delle persone prese a bordo », fatto salvo quando l’operazione di salvataggio venga considerata “illegale” e quindi da sanzionare. E si arriva appunto alle sanzioni: al comandante della nave che non rispetti le prescrizioni del decreto sono applicate sanzioni amministrative da 10mila a 50mila euro. In solido ne rispondono anche l’armatore e il proprietario della nave. Alla multa si aggiunge il fermo per due mesi dell’imbarcazione. La confisca del mezzo scatta invece in caso di “recidiva”.


Il testo arriva alla vigilia della conferenza stampa di fine anno della premier Meloni
Prima del Consiglio dei ministri riunione tecnica con il sottosegretario Mantovano per limare le norme più divisive e su cui Fi ha espresso dubbi



La parte sanzionatoria del provvedimento è affidata al prefetto. Un’ulteriore sanzione da 2mila a 10mila euro può essere applicata quando il comandante o l’armatore non collaborano alla richiesta di informazioni da parte delle autorità. La prima reazione politica al varo del decreto viene dal leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: «La domanda giusta da farsi, ora, è quanti morti in più ci saranno nel Mediterraneo». Il varo del dl-immigrazione arriva alla vigilia della conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni, prevista stamattina tra l’altro in contemporanea con la fiducia del Senato alla manovra. Con i cronisti e l’opinione pubblica, dunque, la premier avrà la possibilità di rivendicare alcune delle misure “securitarie” annunciate in campagna elettorale. Il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi parla di «disposizioni che mirano a contemperare l’esigenza di assicurare l’incolumità delle persone recuperate in mare con quella di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica. Si sceglie un sistema sanzionatorio - spiega il governo - di natura ammi-nistrativa, in sostituzione del vigente sistema di natura penale».


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