Renzo Gattegna, in un'immagine di archivio del 2016 quando era presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane - Ansa
È morto oggi Roma, dove era nato nel 1939, Renzo Gattegna, protagonista della vita dell’ebraismo italiano degli ultimi decenni. Fra i vari incarichi, era stato presidente dell’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane) dal 2006 al 2016 e a lungo consigliere della Comunità ebraica di Roma.
«Ci sentiamo soli e frastornati cercando di mettere assieme infiniti ricordi e momenti che hanno visto Renzo sempre presente con garbo, saggezza, eleganza, interesse all’altrui pensiero, desideroso di affermare verità e giustizia» ha detto Noemi Di Segni, attuale presidente dell’Ucei.
«Renzo Gattegna nel corso della sua vita è stato capace di affiancare una prestigiosa attività professionale di avvocato con un impegno costante nelle organizzazioni ebraiche, iniziato con i gruppi giovanili e proseguito con i consigli comunitari e dell’unione delle comunità di cui è diventato presidente» ha detto invece il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, «la sua attività si è caratterizzata per la dedizione costante e per uno stile pacato ma deciso e mai rinunciatario, cercando sempre di mettere d’accordo le diversità e costruire insieme, guidato da una forte fede nei valori e nelle istituzioni che amministrava e rappresentava».
Anche il presidente della Republica Sergio Mattarella ha inviato alla famiglia di Gattegna un messaggio di cordoglio, nel quale ricorda del loro caro «l’impegno profuso con intelligenza, garbo ed equilibrio durante i lunghi anni vissuti alla guida» dell’Ucei.
Dolore e vicinanza alla comunità ebraica è stata espressa anche dal segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo, che definisce Gattegna «uomo di grande fede, instancabile promotore del dialogo e appassionato educatore», ricordando le parole che lo stesso Gattegna pronunciò in occasione della visita di papa Francesco al Tempio Maggiore a Roma: «La salvezza per tutti può venire solo (…) camminando fianco a fianco, nel rispetto delle diversità, ma al tempo stesso consapevoli dei molti valori e principi che ci uniscono».
«L’ebraismo – ammoniva ancora Gattegna nella sua ultima relazione come presidente dell’Ucei – deve conservare le sue caratteristiche originarie di rifiuto di qualsiasi forma di idolatria e di conciliare rigore e flessibilità, lasciando, come il Talmud insegna, ampi spazi alla dissertazione filosofica, alla ricerca scientifica e alla libertà di interpretare e sviluppare il dibattito come valore positivo e irrinunciabile, rispettando le diverse correnti di pensiero, ma conservando sempre la capacità di riportare tutto all’unità».
Radici identitarie forti, quindi, scrive il portale dell'ebraismo italiano Moked, «ma anche sguardo aperto e capacità di mettersi in gioco nella società in trasformazione. «Un futuro dell’ebraismo che sia degno dei suoi valori universali e delle sue gloriose e plurimillenarie tradizioni – ricordava Gattegna – non potrà esistere senza l’uscita da qualsiasi forma di isolamento, uscita alla quale siamo insistentemente chiamati dalle società contemporanee e democratiche nelle quali viviamo e delle quali siamo parte integrante».