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«Sì, ho adottato decisioni che non condivido, è capitato più volte, il presidente promulga leggi ed emana decreti, ma ha delle regole che deve rispettare». Intervenuto al Salone delle fontane all'Eur, a Roma, all'evento per i "25 anni dell'Osservatorio permanente giovani-editori" il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha risposto per mezz'ora alle domande dei tanti (circa mille) giovani presenti in platea, toccando vari temi di stretta attualità. A esempio ha affrontato il tema delle leggi che deve promulgare, con un riferimento che, all'indomani del comunicato con cui la Corte costituzionale ha smontato la legge Calderoli, molti hanno letto come un'allusione all'autonomia differenziata, ma non solo.
«Più volte ho promulgato leggi che ritenevo sbagliate e inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità. In quel caso ho il dovere di non promulgare, ma devono essere evidenti, se c'è un solo dubbio questo non mi autorizza a non promulgare». Quindi ha affrontato il tema del bilanciamento dei poteri all'interno dello Stato: «Essere arbitro significa sollecitare al rispetto delle regole tutti gli altri organi costituzionali dello Stato e significa ricordare a tutti i limiti delle proprie attribuzioni e delle sfere in cui operano. Vale per il potere esecutivo, legislativo, giudiziario. Ciascun potere e organo dello Stato deve sapere che ha limiti che deve rispettare, perché le funzioni di ciascuno non sono fortilizi contrapposti per strappare potere l'uno all'altro, ma elementi della Costituzione chiamati a collaborare, ciascuno con il suo compito e rispettando quello altrui. E' il principio del check and balance», ha spiegato. Principio davanti al quale l'inquilini del Quirinale ha una funzione assimilabile a quella dell'arbitro delle partite, ha quindi aggiunto usando un'espressione ben nota agli addetti ai lavori: «L'immagine del presidente della Repubblica come arbitro l'ho usata anche io, e ho detto che anche i giocatori devono aiutarlo nell'applicazione delle regole, la pluralità nell'aspetto delle regole è fondamentale», ha ricordato però. Poi un'ulteriore precisazione: «Il presidente della Repubblica entra in attività quando il sistema si blocca, è come un meccanico, lavora per riparare un sistema inceppato».
Non è mancato, in risposta alla domanda di uno studente, un riferimento anche alla drammatica vicenda della giovane siciliana Margaret Spada, morta a Roma dopo un intervento di rinoplastica in uno studio medico pare non autorizzato: «C'è una percentuale non irrisoria di persone che pensa che la terra sia piatta - ha affermato Mattarella - o c'è un grande allarme tra i medici e nel mondo della sanità, per il ritorno di alcune malattie che sembravano debellate. Alla vostra età avevo compagni che si ammalavano di poliomelite, che è scomparsa grazie alla vaccinazione, o c'era il morbillo che era una minaccia ed è scomparsa, ma ora comincia a riaffiorare perché siamo al di sotto della vaccinazione necessaria. Allora bisogna evitare il rischio di affidarsi al web come fosse il medico di fiducia. Lo vediamo anche in questi giorni con conseguenze drammatiche. Contro strumenti che sono estremamente pericolosi è indispensabile essere formati. E avere strumenti di conoscenza che ci difendano è un'azione fondamentale. C'è il rischio di farsi catturare dallo smartphone e di diventare prigionieri di un mondo che non corrisponde alla realtà». Parole con le quali il capo dello Stato ha voluto richiamare anche il ruolo essenziale dell'informazione come presidio della libertà e della democrazia. «Saper distinguere il vero dal falso è indispensabile - ha quindi proseguito -, così come scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l'informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica della consistenza di ciascuna. In un quadro simile prevarrebbe non la notizia più rispondente alla realtà, ma quella trasmessa per prima, recepita acriticamente, come talvolta avviene, oppure quella ritenuta più accattivante».