Ansa
È una morte che «lascia attoniti» quella di Maurizio Di Pasquale, l’impiegato Atac deceduto ieri dopo una caduta in un ponte a fossa nel deposito aziendale di Tor Vergata, periferia Est della capitale. L’ennesimo decesso sul lavoro (sono 369 solo nei primi 5 mesi dell’anno in corso), sul quale questa mattina si è espresso anche monsignor Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio per la pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato della diocesi di Roma.
«Mentre le indagini sono in corso per ricostruire la dinamica esatta dell'accaduto – si legge in una nota del vicariato – la Diocesi di Roma si stringe in preghiera ai familiari e agli amici di Maurizio e a tutta la comunità civile di Roma. La morte è il segno più eloquente della fragilità della nostra vita davanti alla quale curviamo il capo ed eleviamo lo Spirito. Morire sul luogo di lavoro è sempre inaccettabile e ci richiama a sempre più urgente corresponsabilità, non solo a livello istituzionale ma prima ancora sociale, come cittadini costruttori di morale sociale». Monsignor Pesce ha chiesto poi che questa tragedia «non cada nella indifferenza», che è innanzi tutto «un problema culturale» e rappresenta «l'opposto dell’amore di Dio». «Nessuno di noi – ha avvertito il responsabile per la pastorale sociale del Vicariato di Roma – può essere sicuro di rimanere immune da questa malattia morale e spirituale». Che «ci ruba l’anima, ci disumanizza e ci trasforma da cittadini, ad egoistiche ed egocentriche maschere».
Le parole di Giorgia Meloni
Il cordoglio della diocesi della capitale è arrivato poco prima della cerimonia per le vittime degli incidenti sul lavoro, alla Camera. Alla quale è intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni con un messaggio inviato al presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto: «Dietro ai freddi numeri e alle statistiche ci sono volti, storie, famiglie, persone in carne ed ossa. Ed è nostro compito pensare a quelle persone, quando si fanno delle scelte e si prendono delle decisioni». La premier ha poi indicato la sicurezza sul lavoro come «una delle priorità» di questo governo, ricordando che la «sfida deve coinvolgere tutti, ad ogni livello». L’assunzione di 1600 ispettori del lavoro in più, disposta in questi mesi per arrivare a raddoppiare i controlli nel 2024, è parte di questa battaglia, assieme all’introduzione della «cosiddetta patente a crediti per le imprese e i lavoratori autonomi e alla lista di conformità per le imprese che dimostrano comportamenti corretti e rispettosi delle regole». «La sicurezza sul lavoro, come ha giustamente detto Papa Francesco in più occasioni, “è come l'aria che respiriamo: ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi” – ha continuato Meloni –. Parole molto chiare che indicano il nostro cammino: fare tutto ciò è necessario e possibile per fare in modo che non sia troppo tardi. La sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un diritto di ogni lavoratore. E il governo continuerà a profondere il suo massimo impegno per garantirlo».