venerdì 24 ottobre 2014
Emergono nuovi particolari inquietanti nell'ambito dell'inchiesta sulla donna di 71 morta durante un intervento all'ospedale di Potenza lo scorso maggio. I tre medici, finiti ai domiciliari, avrebbero cercato di "coprire" i propri errori.
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​Dopo aver constatato che era già morta, tre medici dell'ospedale di Potenza, arrestati per omicidio colposo, hanno continuato ad operare una donna di 71 anni. È uno dei particolari - si è appreso stamani nel capoluogo lucano - alla base dell'arresto dei tre cardiochirurghi del San Carlo, che sono ai domiciliari. La circostanza è emersa durante gli interrogatori dei medici e degli infermieri presenti in sala operaria il 28 maggio 2013, dall'acquisizione delle cartelle mediche e dalla perizia medico-legale. Secondo gli investigatori, quindi, l'operazione sarebbe andata male, portando alla morte della donna, ma i chirurghi avrebbero deciso di proseguire l'intervento, forse per "coprire" eventuali errori molto gravi, come emergerebbe anche da alcune registrazioni pubblicate sul sito "Basilicata 24" e poi analizzate anche dalla Squadra mobile. È accusato di aver falsificato il registro operatorio il dottor Nicola Marraudino, primario del reparto di Cardiochirurgia, da stamani ai domiciliari, per omicidio colposo , insieme ai medici Michele Cavone e Matteo Galatti.    La donna, Elisa Presta, di 71 anni, morì il 28 maggio 2013 in seguito alle complicanze sorte durante l'intervento di Cardiochirurgia. Secondo quanto si è appreso, le indagini della Polizia sono cominciate nel novembre 2013 in seguito a un esposto anonimo. Nelle settimane successive, la Squadra mobile del capoluogo lucano ha interrogato medici e infermieri, che hanno partecipato all'intervento, e i familiari della donna. Lo scorso 14 luglio, inoltre, è stata depositata la perizia medico-legale. Il 29 agosto scorso, invece, sul sito Basilicata 24 è stata pubblicata un'intercettazione in cui Cavone ammetteva gravi comportamenti suoi e di altri medici (tra cui il primario) durante l'intervento di cardiochirurgia. In seguito, il direttore del sito ha consegnato agli investigatori altre due intercettazioni, che, insieme alla prima, "sono entrate a far parte - spiegano dalla Procura della Repubblica di Potenza - del quadro complessivo di elementi a carico degli indagati, a conferma di quanto già accertato".
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