Zoello Forni - .
Il presidente dell’Anmil, Zoello Forni: «Si parli invece di responsabilità, comportamenti errati e sottovalutazione del rischio Provo sgomento per le vittime di Brandizzo, ora si lavori su formazione e vigilanza; e mettiamo al centro le testimonianze»
Legittimo orgoglio ma anche tanta rabbia e quel senso di impotenza e sconforto che prende ogni volta che un lavoratore perde la vita. Con questo carico di sentimenti contrastanti, il presidente nazionale dell’Anmil, Zoello Forni, guiderà domani la delegazione che, in mattinata, sarà ricevuta da papa Francesco in sala Nervi e, nel pomeriggio, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. L’occasione sono gli 80 anni dell’Associazione nazionale fra lavoratori, mutilati e invalidi del lavoro, ricostituita il 19 settembre 1943, dopo la soppressione operata dal fascismo.
Presidente, dopo la tragedia di Brandizzo e la strage quotidiana di lavoratori, con quali sentimenti incontrerete il Papa e Mattarella?
Sicuramente con profondo sgomento per quanto accaduto e con un pensiero commosso alle famiglie delle vittime di Brandizzo e a quelle di tutte le vittime del lavoro, che purtroppo si infortunano e muoiono quotidianamente nel più assoluto silenzio mediatico. La rabbia che proviamo si rinnova per ogni singolo incidente e per questo chiediamo che non si parli mai di fatalità, ma di responsabilità, di comportamenti errati e di sottovalutazione del rischio. Gli incontri con il Santo Padre e con il Presidente della Repubblica rappresentano per l’Anmil dei riconoscimenti significativi, ma gli ultimi accadimenti purtroppo aggiungono un carico di sofferenza che mai avremmo voluto portare con noi. Dedicheremo le nostre preghiere e le nostre azioni alle famiglie che in questo momento stanno attraversando il dolore più grande che si possa immaginare.
Lo stesso Presidente ha detto che «morire sul lavoro è un oltraggio alla convivenza»: quali interventi sono necessari per dare seguito a un monito tanto forte?
È urgente passare dalle parole ai fatti e incidere fortemente sulle coscienze di tutti, attraverso informazione e formazione. Le norme di legge, anche se esistenti e valide, spesso rimangono disattese, causando le tragedie di cui quotidianamente abbiamo notizia. Per questo l’Anmil è convinta dell’importanza di agire sul fronte della consapevolezza e della percezione del rischio, attraverso percorsi formativi efficaci e non meramente burocratici. Fondamentale in questo senso è il contributo che può venire da chi ha subito un infortunio o una malattia professionale, che con la propria testimonianza è in grado di lasciare insegnamenti profondi e di grande impatto e stimolare una vera riflessione su questi temi. È un impegno che l’Anmil si è assunta molto tempo fa e che ogni giorno porta i nostri volontari a condividere le loro esperienze nei luoghi di lavoro e nelle aziende. Fondamentale sarà l’impegno comune delle Istituzioni, del mondo del lavoro e anche del sistema scolastico nel dare centralità alla prevenzione. Naturalmente ciò deve accompagnarsi ad un efficace apparato di vigilanza che sia in grado di prevenire le violazioni, oltre che sanzionarle adeguatamente. Per questo è sempre auspicabile un rafforzamento delle attività ispettive che consenta di perseguire con più efficacia le violazioni delle norme a tutela dei lavoratori.
Oggi il mondo del lavoro è profondamente diverso da quello di 80 anni fa: lo stesso si può dire della tutela dei lavoratori?
La tutela dei lavoratori a nostro avviso si è evoluta troppo lentamente rispetto ai grandi cambiamenti intervenuti nella società e nel mondo del lavoro. Pensiamo ad esempio a quante categorie sono ancora escluse dall’assicurazione Inail contro infortuni e malattie professionali. Parliamo di oltre 2 milioni di lavoratori non assicurati con l’Inail, che svolgono anche professioni ad altro rischio come gli appartenenti alle forze dell’ordine, i Vigili del fuoco o ancora i giornalisti e molti altri. Il rapporto di lavoro oggi è sempre meno legato alla “subordinazione”, esistono forme di lavoro autonomo sempre nuove e lo stesso luogo di lavoro è diventato un concetto sempre più sfumato, per effetto delle nuove tecnologie e modalità organizzative aziendali. Su questi aspetti dovremmo riflettere per adeguare l’ordinamento e non rischiare di lasciare zone d’ombra. Lo stesso si può dire per la tutela riconosciuta a chi rimane vittima di un infortunio o di una malattia professionale, regolata da un Testo Unico del 1965 e modellata quindi su una società in gran parte cambiata. I tempi sono maturi per una riforma globale della normativa assicurativa, che sappia garantire prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative adeguate, reinserimento sociale e lavorativo, migliore tutela dei familiari superstiti, allargamento della platea dei lavoratori assicurati.
Cosa chiedono, alla politica, le famiglie delle vittime del lavoro?
Innanzitutto di non essere lasciate sole e che si arrivi sempre e rapidamente a fare chiarezza su quanto accaduto ai propri cari. Queste famiglie sono spesso costrette a rivivere il dolore per anni nelle aule dei nostri tribunali, bloccate in lunghi processi che addirittura arrivano a chiudersi per prescrizione, un epilogo indegno e inaccettabile. La cronica lentezza della nostra giustizia è un ulteriore schiaffo alle vittime e un supplizio per chi attende di poter vedere chiuse, almeno dal punto di vista processuale, queste tragiche vicende. Le famiglie chiedono poi maggiore tutela, risarcimenti economici adeguati, che non potranno mai riparare alla perdita, ma potranno almeno consentire di vivere dignitosamente.
Come l’Anmil lavora sui territori per radicare la cultura della sicurezza?
L’Anmil è presente in tutto il territorio nazionale con 105 sedi territoriali e 21 sedi regionali, animate dall’impegno e dalla passione dei nostri dirigenti, volontari e collaboratori. Oltre alle attività istituzionali e di rappresentanza della nostra categoria, da ormai molti anni l’Associazione si adopera per portare in quanti più contesti possibile la testimonianza delle vittime di incidenti e malattie professionali e dei loro familiari. La testimonianza è diventata per l’Anmil il mezzo per parlare di prevenzione in un modo innovativo ed efficace, arrivando là dove la formazione burocratica non può arrivare, ovvero alle coscienze. I nostri volontari da ormai oltre vent’anni hanno messo il proprio vissuto al servizio della diffusione della cultura della sicurezza, entrando nelle aziende e nelle scuole, incontrando migliaia di lavoratori, datori di lavoro, studenti ed insegnanti. La testimonianza ha permesso di intensificare i rapporti di collaborazione con le aziende e generare un circolo virtuoso grazie alle centinaia di imprese che fanno della salute e sicurezza sul lavoro uno dei loro primari obiettivi e che continuano di anno in anno a chiedere l’intervento dei testimonial Anmil come momento irrinunciabile di riflessione e sensibilizzazione.