martedì 17 maggio 2011
Il centrosinistra festeggia una vittoria inaspettata alla vigilia, il Pdl costretto a fare i conti con una sconfitta che brucia soprattutto perché arriva nella tradizionale roccaforte del berlusconismo.
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Il centrosinistra che festeggia una vittoria inaspettata alla vigilia, il Pdl costretto a fare i conti con una sconfitta che brucia soprattutto perché arriva nella tradizionale roccaforte del berlusconismo. È la fotografia del mondo politico milanese all'indomani di un risultato storico, anche se parziale, per il centrosinistra che per la prima volta negli anni della Seconda Repubblica apre una breccia a Milano.Pisapia trascorre tutta la giornata a godersi la vittoria. Con l'anti-Moratti che coglie l'occasione per mettere in chiaro alcuni punti. A partire dal nodo alleanze in vista del secondo turno: «Non penso ad apparentarmi, penso a continuare a parlare della città», assicura Pisapia che sa di poter scommettere sui voti del movimento 5 stelle che il 15 e 16 maggio ha ottenuto il 3,2% e che lascia libertà di voto ai propri elettori. Poi un annuncio sulle quote rose: «Nella mia Giunta ci sarà una presenza femminile pari al 50%».Per il centrodestra è invece il giorno dell'analisi e della ricerca delle possibili ricette nel tentativo di ribaltare l'esito del primo turno. I numeri parlano chiaro: il centrosinistra sconfigge l'asse Pdl-Lega in tutte le 9 circoscrizioni della città (5 anni fa la Moratti ne aveva conquistate 8 - con Silvio Berlusconi che incassa 28 mila preferenze, circa la metà dei voti andati al premier nel 2006). E così mentre Letizia Moratti sceglie la strada del no comment, nel resto del Pdl parte lo "scaricabarile". Per Riccardo De Corato, da 15 anni vicesindaco di Milano, le ragioni della sconfitta vanno ricercate soprattutto in «quegli elettori del centrodestra che non si sono recati al voto probabilmente perché disinteressati a una campagna elettorale troppo spostata sul piano nazionale». È una frecciata per il premier Berlusconi che ha voluto a tutti costi trasformare la campagna elettorale di Milano in un referendum sulla sua persona.Sulla stessa lunghezza d'onda Roberto Formigoni, che se la prende con il sindaco uscente e punta il dito sui toni a suo dire troppo duri di una campagna elettorale dal sapore di una battaglia personale del premier contro i pm: secondo il governatore, tanto il "caso Lassin" quanto il colpo basso scagliato dalla Moratti contro Pisapia al termine della sfida tv su Sky «sono stati certamente tra i motivi per cui una parte del nostro elettorato ha manifestato il proprio disagio». Ed è soprattutto per questo, denuncia Formigoni, che dai milanesi è arrivata una "critica" che «ha coinvolto certamente anche l'operato di Berlusconi».In tutto ciò, la Lega Nord resta in silenzio ma non rimane a guardare. La chiamata alle armi è per il primo pomeriggio, quando Umberto Bossi riunisce nel quartier generale di via Bellerio tutto lo stato maggiore del Carroccio per analizzare il risultato delle amministrative e fare il punto insieme ai suoi Ministri e ai suoi "colonnelli" sulle mosse da adottare in vista dei ballottaggi. I vertici non aprono bocca, sono i militanti a parlare dai microfoni di Radio Padania. E sul futuro la base leghista non ha dubbi: «Berlusconi - dice un ascoltatore - vada in pensione».
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