sabato 6 settembre 2014
Stallo e fondi europei insufficienti al salvataggio dei migranti. E il mondo cattolico chiede chiarezza. Malmström:  l’operazione Triton non sostituirà la missione italiana.
Da Lampedusa alle Alpi. La croce dei barconi simbolo di pace
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Stallo e fondi europei insufficienti al salvataggio dei migranti. E il mondo cattolico chiede chiarezza. Da Malta ieri il commissario Ue Cecilia Malmström ha confermato che Triton – come è stata denominata l’operazione Frontex Plus che da fine novembre dovrà aiutare l’Italia a battere le acque del Canale di Sicilia – non sostituirà la missione partita dopo il naufragio del 3 ottobre scorso. Ha aggiunto che non è chiaro come funzionerà e quali regole d’ingaggio adotterà.«Stiamo lavorando alle modalità di formazione e responsabilità – ha ribadito il commissario – e comunque l’operazione sarà più grande della tradizionale missione Frontex e differente da Mare Nostrum». Il commissario ha aggiunto che la Ue «non potrà mai assumere una spesa simile a quella sostenuta dall’Italia» e che lei stessa è «personalmente impegnata» a convincere tutti gli stati membri della Ue a partecipare alla missione. Per ora, oltre all’Italia, Triton ha infatti incassato appoggio e sostegno solo di Francia, Spagna e Germania. Si stanno inoltre cercando nuovi fondi. In tutto, da una bozza di proposta che gli esperti di Frontex hanno mandato all’Italia - riportata ieri da Avvenire - Triton potrà contare su appena 2,3 milioni di euro al mese (altre stime parlano di 2,8 milioni). Cifre molto inferiori ai costi di Mare Nostrum che, entro la fine del 2014, potrebbero sfiorare complessivamente il miliardo di euro. Anche i mezzi a disposizione di Triton saranno pochi. Due aerei, un elicottero, due motonavi e due imbarcazioni più piccole. E il mandato della nuova operazione si limiterà al controllo dei confini della Fortezza Europa e non al salvataggio di vite umane. Navi e aerei potranno spingersi solo 30 miglia oltre le coste italiane, mentre gli effettivi di Mare Nostrum arrivano davanti alle coste libiche dove, secondo dati forniti dall’Acnur, soltanto dai primi giorni di giugno fino ad agosto sono morte o risultano disperse oltre 1500 persone a causa delle imbarcazioni sempre più fatiscenti. La prova che le autorità libiche non riescono a garantire interventi di salvataggio. Una situazione che allarma la Fondazione Migrantes: «Abbiamo già detto – spiega il direttore don Giancarlo Perego – che il coinvolgimento europeo è positivo. Ma in Libia il quadro politico è allarmante e se è vero che un milione di africani vuole imbarcarsi per l’Europa, servono da Bruxelles ulteriori sforzi sia di cooperazione che di apertura di corridoi umanitari. Il rischio è che si moltiplichino le tragedie del mare».Gli fa eco Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana: «Lo sforzo di Mare Nostrum è diventato insostenibile, ma la priorità resta la salvaguardia delle vite umane. Per ora Triton non offre sufficienti garanzie per la scarsa entità dei fondi e dei mezzi impiegati. Inoltre Frontex non ha tanto il compito di salvare la gente in mare, quanto di controllare le frontiere. Chiediamo chiarezza in fretta». Una delle cause dell’incertezza è politica. Nel nuovo esecutivo guidato dal lussemburghese Juncker, infatti, voci non ufficiali confermano la liberale Malmström, la quale, però dovrebbe perdere il portafoglio degli affari interni, immigrazione e asilo in favore di un popolare (favorito sarebbe il greco Dimitris Abramopoulos). Quindi nuove decisioni in materia di fondi e regole per Triton potrebbero essere rimandate alle prossime settimane. Se mai arriveranno.
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