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«Una vicenda di sciatteria e di scarsa umanità». Così Antonio Bonifacio, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Salerno, definisce quanto accaduto martedì agli immigrati sbarcati dalla Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere giunta nel porto della città campana con 258 persone.
Applicando il cosiddetto “decreto Cutro” che accelera le procedure per le persone provenienti dai Paesi cosiddetti “sicuri”, 60 di loro provenienti da Egitto e Bangladesh hanno ricevuto in poche ore il decreto di espulsione, così come alcuni siriani che, come in altre occasioni, non hanno fatto domanda d’asilo perché intendono raggiungere altri Paesi europei e temono di non poterlo fare in base al trattato di Dublino che prevede la permanenza nel Paese in cui si fa domanda.
Tutti, col provvedimento di espulsione, sono finiti per strada. «I Cas (i Centri di accoglienza straordinaria, ndr) sono stracolmi e non sanno più dove mettere gli immigrati che arrivano - denuncia Bonifacio -. Così le autorità pensano che meno riconoscimenti d’asilo fanno e meno problemi hanno. Fanno rapidamente i decreti di espulsione. E li sbattono fuori dal cancello. Si ricollochino da soli, dicono. E loro lo fanno, ma prima finiscono in strada». Così è accaduto la sera di martedì scorso. «Ci è arrivata la segnalazione che un gruppo di immigrati era per strada nella zona industriale, vicino alla sede della Croce rossa, dove avviene la registrazione e fotosegnalazione». Il direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Salerno con un gruppo di volontari li ha così raggiunti. «Tutti giovani uomini, tra i 18 e 30 anni, ma anche qualcuno più anziano. Nessuno parlava italiano ma per fortuna con noi c’era un ragazzo egiziano che ha tradotto le loro richieste. Ci chiedevano dove erano, se potevano chiamare parenti e amici. Abbiamo dato loro da mangiare e da bere, perché non avevano ricevuto nulla».