«Una Chiesa che cammina con gli uomini». Con queste parole monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes, ha aperto la presentazione della 99esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2013, riprendendo i contenuti dell'enciclica “Gaudium et spes” del Concilio Vaticano II, già citata da Papa Benedetto XVI nel suo messaggio di augurio per lo svolgimento dell'evento. Il 13 gennaio prossimo, giorno in cui si celebrerà in tutte le parrocchie d'Italia la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, cade infatti anche il 50esimo anniversario dell'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.Il tema scelto per quest'anno, come ha illustrato monsignor Paolo Schiavon, neo presidente della fondazione Migrantes, invita a considerare le migrazioni come nuova forma del pellegrinare, come un viaggio accompagnato sempre da fede e speranza che da sempre caratterizzano la condizione dell'
homo viator. «Trasformare il cammino di disperazione di tante persone - oggi sono stimate dell'Onu in 214 milioni i migranti nel mondo, di cui circa 160 milioni migranti economici e 60 milioni rifugiati e profughi- in un cammino di speranza diventa un impegno, una sfida educativa per le nostre comunità civili e religiose, se non si vuole che il cammino di disperazione si trasformi in un nuovo conflitto e scontro sociale», ha concluso Perego. In Italia restano tanti i temi aperti: dal lavoro alla cittadinanza, dalle discriminazioni alla crisi economica. Più del 70% degli italiani è favorevole alla cittadinanza per i figli degli immigrati e al diritto di voto amministrativo. Eppure, la “preminenza” dello jus sanguinis «comporta di fatto l'esclusione e la differenziazione sociale di quasi 650 mila minori nati in Italia da genitori immigrati - sottolinea monsignor Giancarlo Perego -.Sembra, pertanto tempo, di ampliare anche in Italia lo jus soli, cioè l'acquisto della cittadinanza italiana per nascita sulterritorio». Lo hanno ricordato i vescovi italiani, che in vista della Giornata mondiale del migrante che si celebra domenica prossima, invitano anche a «rilanciare tutte le misure alternative alla detenzione», contro il «sovraffollamento» delle carceri e ricordano le nude cifre della condizione di migranti in Italia. Eloquenti le cifre. «Lo sfruttamento lavorativo degli immigrati - ha ricordato il direttore generale della fondazione della Cei, Migrantes, Giancarlo Perego - si evince dalle buste paga: quelle degli uomini sono il 30% più leggere e per le donne addirittura il 40%, di quelle dei lavoratori italiani».Nelle carceri della Penisola, denuncia ancora il prelato, ci sono 15mila immigrati senza permesso di soggiorno, mentre tra le 35mila prostitute è altissimo il numero di immigrate; infine «oltre mille discriminazioni documentate sui media, agli sportelli o nel sistema scolastico - afferma il direttore di Migrantes - sono contro immigrati». La Chiesa italiana sa che «l'immigrazione non è un problema semplice: evoca passioni e dibattiti di sicurezza nazionale, economica, legali, sociali; ma - sottolinea il presidente di Migrantes, Paolo Schiavon - coinvolge anche la dignità fondamentale e la vita della persona». Basta ricordare il fatto che la maggior parte degli anziani italiani che muoiono in casa, dice monsignor Schiavon «lo fanno tra le braccia non solo dei familiari, ma anche di una badante, spesso extracomunitaria», tante dall'America Latina. Forse anche per questo è ormai matura, a giudizio dei vescovi, la consapevolezza non solo culturale ma anche sociale e politica, del fatto che gli immigrati sono una «risorsa». E questo, anche se la crisi economica incide anche sulla immigrazione: «Come è noto mancano al numero ufficiale 800mila immigrati: dove sono? Nell'irregolarità? In altri paesi?», ha detto monsignor Perego, sottolineando che nell'ultimo anno gli immigrati in Germania sono aumentati di mezzo milione, e che tra loro ci sono 46mila italiani. Secondo i calcoli di Migrantes, inoltre, rispetto ai 25.000 del 2011, oggi sono solo 10.000 gli stranieri impiegati in impieghi di assistenza nelle famiglie italiane. La Chiesa ricorda poi monsignor Bruno Schettino, scomparso lo scorso settembre, che usava trascorrere il suo compleanno, il 5 gennaio, con gli immigrati del centro di Castelvolturno, dove questo 5 gennaio sono andati invece i suoi familiari. «Monsignor Schettino - ha detto il portavoce della Cei Domenico Pompili - è la figura sintetica della prossimità della Chiesa verso gli immigrati». Prossimità che alcuni ricordano anche quando lasciano l'Italia: a Londra, ha raccontato monsignor Schiavon, nella missione cattolica italiana ci sono 56 africani che hanno vissuto nel nostro Paese.