martedì 27 agosto 2024
La premier rientra a Palazzo Chigi con ironia: «Sono ricomparsa. Estate difficile? Quelle sono altre». Unificati nello stesso giorno vertice di maggioranza e primo Cdm che indicherà Fitto commissario
Il ritorno di Meloni. Un venerdì di fuoco prima dell'autunno caldo

ANSA

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Rientro di fuoco per Giorgia Meloni, chiamata subito a un tour de force per sedare le risse interne alla maggioranza, assicurare a Raffaele Fitto quel posto da commissario Ue immaginato da mesi e preparare i primi passi della manovra. Gran parte della strategia dovrà essere approntata entro venerdì, giorno dell’atteso vertice di coalizione a margine del primo Consiglio dei ministri post vacanze, alle 17. Fortuna che la premier è riuscita a «mettere da parte un po’ di energia», che oggi ha subito riversato sui social postando un video da Palazzo Chigi in polemica con «alcuni osservatori» che hanno descritto la sua come un’«estate difficile», mentre difficile, ha puntualizzato, è stata semmai quella di chi «le vacanze non ha potuto farle». E poi quell’incipit tra baldanza e ironia («Eccomi qua, sono ricomparsa, richiamate tutte le unità»), un segnale chiaro a tutti coloro che l’hanno accusata di essere «scomparsa».

Il primo incontro del capo dell’esecutivo a Palazzo Chigi è stato proprio con il ministro per gli Affari europei. È quasi certo che sarà lui l’uomo su cui puntare per la casella nel governo Ue, ma non è ancora chiaro se con quella vicepresidenza che Meloni considera dovuta dall’“amica” Ursula von der Leyen, anche se FdI non ha votato a favore dell’attuale maggioranza di Bruxelles. I dubbi riguardano chi lo sostituirà nel ruolo di ministro e, soprattutto, di attuatore del Pnrr. Il dossier è talmente importante che tra le ipotesi più accreditate circola anche quella di un interim della premier stessa. Oppure si procederà a spacchettare le funzioni ora affidate a Fitto e a distribuirle a uomini che godono di altrettanta fiducia. Quel che è sicuro che se ne occuperanno persone di FdI. Il che è ragionevole in un momento di tensioni interne come quello attuale, dove Meloni non può certo permettersi di cedere potere agli alleati. In ogni caso il via libera alla nomination dovrebbe arrivare già nel Cdm di venerdì.

Un capitolo a parte riguarda le recenti uscite di Antonio Tajani sullo ius scholae. Al vertice di maggioranza se ne parlerà sicuramente, visto che il vicepremier azzurro ha già chiarito di voler «porre la questione» proprio in quella sede. Ma il “black Friday” di Meloni servirà anche a sondare gli umori della Lega per gli altolà dello stesso ministro degli Esteri sull’autonomia differenziata e in vista della legge di Bilancio, che potrebbe deludere le aspettative del Carroccio. Pare infatti che lo spazio per la “quota 41”, sostenuta da Matteo Salvini, non ci sia proprio e anzi potrebbero sparire anche lo sconto sul canone Rai (pure questo introdotto nel 2024 su spinta leghista) e altri bonus.

La quadra tra conti pubblici e misure spendibili in termini di consenso elettorale preoccupa anche la stessa premier, ma somiglia sempre più a una corsa a ostacoli. Il governo potrebbe essere costretto a presentare una nuova manovra «prudente», per usare le parole di Giancarlo Giorgetti in occasione della finanziaria precedente. Sarebbe la terza di fila e Meloni ha un disperato bisogno di trovare risorse per norme che diano l’idea di un sostegno concreto ai cittadini (si parla di mettere mano anche all’assegno unico) e che garantiscano la riconferma di quanto già fatto o annunciato (il taglio del cuneo fiscale e la nuova Zes per esempio). Il punto è che le scadenze sono pressanti: il Piano strutturale di bilancio, che ha preso il posto della Nadef, deve essere presentato a Bruxelles entro il 20 settembre e, almeno stando a quanto si apprende, si vorrebbe portarlo in Consiglio dei ministri entro la prima settimana del mese.

Anche la Rai è una partita complessa, anche questa foriera di attriti tra alleati. E come se non bastasse le sfide elettorali attese a settembre non sono per nulla facili (Emilia-Romagna, Umbria e Liguria). L’ipotesi di un “cappotto” fa tremare Palazzo Chigi, ma al momento l’unità di intenti e sui nomi dei candidati è ancora un miraggio.

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