martedì 28 febbraio 2023
La premier: «L’unica strada è fermare le partenze». Ma Mattarella nel suo messaggio ricorda che i più fuggivano da Iran e Afghanistan
Meloni scrive alla Ue. Le opposizioni all’attacco di Piantedosi

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Giorgia Meloni scrive alla Ue, dopo l’ennesima strage dei migranti in Calabria: «L’unico modo per affrontare seriamente con umanità questa materia è fermare le partenze e su questo serve una Europa che oltre a dichiarare la sua disponibilità, agisca e in fretta. Oggi stesso ho inviato una lettera al Consiglio Europeo e alla Commissione Ue per chiedere che venga immediatamente reso concreto quello che abbiamo discusso all'ultimo Consiglio Europeo ». annuncia la stessa premier a Cinque minuti, la trasmissione di Bruno Vespa. «La tragedia di Crotone non può lasciare indifferenti», ma è una «falsità», sostiene, «che le persone sono naufragate a causa dei provvedimenti del governo sulle Ong. Quella tratta non é coperta dalle Ong. Questo dimostra banalmente che più gente parte e più gente rischia di morire».

Anche Sergio Mattarella, intervenuto domenica a caldo, aveva chiesto maggiore collaborazione all’Europa, ma non aveva mancato di rilevare che «molti tra questi migranti provenivano dall'Afghanistan e dall'Iran, fuggendo da condizioni di grande difficoltà», definendo «indispensabile che l'Unione Europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie e nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo».

Nel mirino delle opposizioni finisce però il ministro Matteo Piantedosi, che domenica, nell’imminenza della tragedia si era recato in Calabria e aveva tenuto un’improvvisata conferenza stampa alla prefettura di Crotone. Il ministro dell’Interno, che ieri pomeriggio si è recato a Parigi per un bilaterale con il ministro francese dell'Interno Gérald Darmanin, aveva affermato che «al primo posto» non può esserci «il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo. Io non partirei se fossi disperato - aveva aggiunto - perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso».

Ma a scatenare, ieri, le reazioni più dure è stata soprattutto una sua affermazione in cui ha sostenuto che «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli». ll Pd, che attraverso la capogruppo Debora Serracchiani aveva chiesto un’informativa urgente alla Camera, va all’attacco del titolare del Viminale. «Sono senza parole», scrive su Twitter la capogruppo al Senato Simona Malpezzi. Si rivolge a Meloni il senatore Carlo Cottarelli: «Se proprio non si può fare di meglio, consiglierei almeno un corso di comunicazione per il ministro Piantedosi», le chiede. E aggiunge, caustico: «Sarebbe anche piuttosto semplice: stare zitto».

Dura tutta l’opposizione: «Parole vergognose, denotano un cinismo disumano e assoluta incompetenza ». Come se fosse colpa loro «aver “scelto” di mettersi in mare...», dice Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5s al Senato. «Parole indegne dette con una prosopopea insopportabile», rincara la dose il leader di Azione Carlo Calenda. «Se una madre sceglie di mettere il suo bambino, ciò di più prezioso che ha, su un barcone è perché il pericolo e la disperazione che si lascia alle spalle è maggiore», interviene Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Iv al Senato. «Si trattava di persone che quasi sicuramente avrebbero avuto diritto a protezione internazionale», rileva anche il segretario di Più Europa, Riccardo Magi.

«Vergognoso strumentalizzare», replica il ministro da Parigi. «Come se invece volessero imporre la rassegnazione di arrivi incontrollati». E cita l’esempio positivo dei i corridoi umanitari «con istituzioni come Sant'Egidio e le chiese evangeliche », su cui punta a «rinnovarli, rilanciarli e ampliarli». Ma diventa un caso anche l’intenzione manifestata dal ministro di adire l’Avvocatura dello Stato contro le accuse in tv, a Non è l’arena, del medico Orlando Amodeo per il mancato soccorso. Accusano il ministro di «minacce » il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e il giornalista Enrico Mentana. Ma per il ministro Antonio Tajani la nave «non era soccorribile perché il mare era talmente forte che le motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera non sono riuscite a raggiungerla. Dare loro la colpa è ingiusto».

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