L’organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere (Msf) denuncia, in un rapporto dal titolo "Corsa a ostacoli verso l'Europa" diffuso a livello internazionale, il fallimento dell’Unione Europea nel rispondere ai bisogni umanitari di rifugiati, richiedenti asilo e migranti nel 2015.
Vediamo in estrema sintesi cosa ne esce fuori.
Il
2015 è stato l’anno con la più
alta mortalità nel Mediterraneo: almeno
3.771 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa. «Non mostrando alcuna volontà politica di offrire alternative legali e sicure alla drammatica trasversata del mare - si legge nel rapporto di Msf -, l’UE e i governi europei hanno di fatto spinto oltre un milione di persone nelle mani di trafficanti e su barconi sovraffollati diretti in Europa».
“Mai prima d’ora abbiamo dovuto avviare così tanti progetti in Europa o imbarcarci per salvare vite in mare. Mai prima d’ora abbiamo dovuto assistere così tanti disperati alle frontiere, curando le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza” ha spiegato Federica Zamatto, responsabile medico progetti migrazione MSF.
(MSF F. Zizola)Nel 2015 i numeri dell’azione Msf per la migrazione in Europa sono triplicati. Tra il 1° gennaio e il 15 dicembre, Msf ha effettuato oltre 100mila consultazioni mediche e psicologiche – sulle navi di ricerca e soccorso e nei progetti in Italia, Grecia e Balcani.
A maggio 2015, dopo la chiusura dell’operazione Mare Nostrum, Msf ha preso la decisione di avviare attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e da giugno ha messo in mare tre navi. In otto mesi La Bourbon Argos, La Dignity I e la MY Phoenix (in collaborazione con Moas) hanno soccorso 20.129 persone nel Mediterraneo e assistitio altre migliaia di persone trasferite da altre navi. Guarda il video di un'operazione di salvataggio della Bourbon Argos
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A fine novembre Msf ha anche avviato operazioni di salvataggio nell’Egeo in collaborazione con Greenpeace, soccorrendo oltre 6.000 persone solo nel primo mese.
In tutto Msf ha speso circa 31,5 milioni di euro e mobilitato 535 operatori umanitari per rispondere ai bisogni di rifugiati e migranti in Europa e nel Mediterraneo.
Qual è stato l'impatto medico delle politiche migratorie europee?
(MSF Georgios Makkas) Tra il 1 gennaio e il 15 dicembre 2015, le equipe di Msf hanno effettuato circa 100.000 visite mediche a rifugiati e migranti – sulle navi nel Mediterraneo, in Italia, Grecia e Balcani. Tra maggio e dicembre, Msf ha soccorso e assistito 23.747 persone in mare. Le équipe mediche in Grecia e Serbia hanno trattato 12.214 pazienti per traumi legati alle difficili condizioni del viaggio (numero pari al 18% di tutte le consultazioni mediche nei due paesi). Tra i 408 casi più gravi, il 70% dei pazienti ha raccontato di violenze fisiche, rapine, abusi verbali o intimidazioni durante il viaggio. Stando ai dati di Msf "la maggior parte delle patologie riconstrate potevano essere facilmente prevenute se gli stati europei avessero garantito un passaggio sicuro e un sistema di accoglienza adeguato".
Perché i migranti rischiano così le proprie vite?
(MSF Samuel Hanryon)«Ricevo ogni volta la stessa risposta: ‘Non abbiamo alternativa’ - ha spiegato il coordinatore dell'emergenza Msf sulla nave My Phoenix -. Queste persone conoscono i pericoli, ma rischiano comunque. Ci dicono che preferirebbero annegare cercando sicurezza e libertà piuttosto che restare nei loro paesi d’origine o in Libia dove le loro vite non valgono la pena di essere vissute».
Quali sono le proposte di Medici senza frontiere per un passaggio sicuro all’Europa?(MSF Will Rose)Come i migranti possono arrivare in Europa in piena sicurezza?Atraverso canali legali e sicuri per i richiedenti asilo (anche tramite la possibilità di chiedere asilo alle frontiere di terra e il ricorso facilitato a misure di riunificazioni familiari, visti umanitari e ricollocamenti)
- percorsi di migrazione legali per ridurre viaggi pericolosi e reti di trafficanti
- un meccanismo ambizioso di ricerca e soccorso in mare, da effettuare vicino alle coste di partenza e con luoghi di sbarco predefiniti che garantiscano condizioni umane e assistenza medica
-investimenti nell’accoglienza invece che nella deterrenza; schemi di ricollocamento più ambiziosi
- l’eliminazione di violenze e abusi da parte delle autorità.