Anche droga e prostituzione, seppure da noi attività illegali, contribuiranno al calcolo delle ricchezza del Paese, il Pil. Tutti i Paesi Ue, compresa l'Italia, infatti, rileva l'Istat, inseriranno "una
stima nei conti (e quindi nel Pil)" di
"traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e
contrabbando (di sigarette o alcol)". La novità sarà inserita a partire
dal 2014, in coerenza con le linee Eurostat. Si tratta di una novità che rientra nelle modifiche
condivise a livello europeo e connesse, evidenzia l'Istat, al "necessario
superamento di riserve relative all'applicazione omogenea tra paesi Ue degli
standard già esistenti".Nello specifico, tra le riserve trasversali
avanzate ce ne è una, sottolinea l'Istituto, che "ha una rilevanza
maggiore", in quanto, appunto, riguarda l'inserimento nei conti delle
attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato
1995, aveva previsto, "in ottemperanza al principio secondo il quale le
stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono
reddito, indipendentemente dal loro status giuridico". L'Istat riconosce
come la misurazione delle attività illegali sia "molto difficile, per
l'ovvia ragione – spiega – che esse si sottraggono a qualsiasi forma di
rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse
interpretazioni". Ecco che, aggiunge, "allo scopo di garantire la
massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha
fornito linee guida ben definite. Le attività illegali come prostituzione e traffico di droga
"già facevano parte del calcolo del Pil da decenni, sia a livello Ue che
internazionale", spiega
Emr Trayr, portavoce del commissario Ue al
fisco
Algirdas Semeta. Quello che cambia in Europa dal prossimo settembre è che
sarà "armonizzato" il calcolo e la definizione delle attività
illegali. sotto cui ricade la riforma di Eurostat. Il sistema europeo di
statistica attualmente in uso (ESA 95) – viene sottolineato – è basato su
standard internazionali che includono stime del sommerso nel calcolo del Pil
(attività illegali, produttori in nero, evasori, etc) e quindi richiede
anch'esso gli stessi dati. ESA 95 sarà rimpiazzato da regole aggiornate (ESA
2010) a settembre 2014, ma l'obbligo di includere le attività economiche sommerse
non cambia di molto rispetto ad oggi. Verrà solo armonizzato il sistema di
analisi delle attività illegali così come concordato dalla Ue nel 2012",
ha spiegato la portavoce. La ragione per la quale si includono anche le
attività illegali "è per riflettere meglio lo stato dell'economia: tutte
le attività economiche e le transazioni devono essere prese in considerazione
per dare un accurato quadro dei consumi e del Pil, siano essi legali o
no", ha concluso.
Intanto è polemica sull'apertura del sindaco di Roma,
Ignazio Marino all'idea di realizzare zone in cui poter esercitare la prostituzione. Al primo cittadino della Capitale, che ha ribadito anche di essere favorevole alla legalizzazione della cannabis, ha replicato la Comunità Papa Giovanni XXII. "La zonizzazione è una proposta vecchia e inaccettabile, che non risolve il problema della prostituzione e rende le istituzioni pubbliche conniventi con gli sfruttatori". È il commento di
Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità fondata da don Oreste Benzi."L’unica soluzione veramente efficace e rispettosa della dignità umana, della donna in particolare, è l’introduzione anche in Italia del modello nordico che vieta le prestazioni sessuali a pagamento – prosegue Ramonda –. Su questo abbiamo avviato una petizione on line che ha già superato le 21mila firme (
www.citizengo.org)"."Anziché puntare sulle zone a luci rosse – conclude Ramonda – chiediamo al sindaco Marino un incontro per valutare assieme come collaborare per contrastare adeguatamente questa inaccettabile forma di sfruttamento".