A sei mesi dal sisma, che ha colpito vaste zone dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto le priorità sono sempre le stesse: il dramma degli sfollati, l’emergenza abitativa e la sospensione di molte attività produttive. Punti irrinunciabili per completare la «rinascita» delle aree sul Po. Altrettanto preoccupante lo stato di salute dei luoghi di culto. Nella sola diocesi di Mantova 83 su 129 colpiti sono ancora inagibili. Un campanello d’allarme che ha spinto la diocesi di Mantova a lanciare la campagna di raccolta fondi «Le nostre chiese, la storia di tutti» volta ad aiutare la ricostruzione dopo il sisma. Il progetto è sostenuto in primis dalle diocesi lombarde, dalla Caritas ambrosiana, dall’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) in collaborazione con Trenord. L’iniziativa è stata presentata ieri nella sede della Curia della diocesi di Milano.Lanciando l’appello il vescovo di Mantova Roberto Busti ha voluto sottolineare la centralità e l’importanza dei luoghi di culto nella vita della gente: «C’è bisogno di molti fondi, perché abbiamo più di 20 chiese che noi chiamiamo quelle di "codice rosso", cioè che sono o cadute quasi totalmente o con danni enormi. Queste rappresentano la ferita ancora più grave, proprio una ferita visibile. Adesso, sono stati messi in sicurezza le pareti e i tetti, ma il guardare avanti rimane ancora un grande punto di domanda, proprio perché, quando affronteremo anche il problema di queste chiese, le cifre diventeranno enormi». (Per aver maggiori informazioni sulla raccolta fondi si può cliccare sul sito:
www.aiutamantova.it).Per procedere con la sistemazione degli edifici di culto della diocesi si stima una spesa complessiva di 80 milioni di euro: una spesa a cui la chiesa locale non può far fronte e che condannerebbe gli edifici a rimanere chiusi per decine di anni. Tra le curiosità vi è anche l’aiuto che arriverà dalle diocesi di Haiti, che pur provate dal terremoto del 2008, hanno deciso di sostenere concretamente questa campagna di raccolta fondi. «Un territorio limitato che pure ha subito danni ingenti – ha sottolineato Carlo Maccari, sub commissario al terremoto per la Regione Lombardia – basti pensare che il Mantovano ha avuto 3.300 sfollati, con 1.500 abitazioni inagibili, pari al 10% del totale, e dei 51 Comuni colpiti dal sisma ben 14 sono mantovani».A preoccupare oggi sono, per esempio, la situazione dello stato di salute di un gioiello architettonico come il monastero di San Benedetto Po. Un grido di allarme, quello lanciato ieri da Milano, che non ha lasciato indifferente il critico d’arte Philippe Daverio: «I danni sono troppi, Mantova da sola non ce la può fare. Serve un movimento internazionale che faccia capire che i danni di questa città sono un problema che toccano tutti: dallo studente statunitense al manager cinese. Il rischio? Abbandonare a se stesso questo patrimonio che è una delle culle della nostra civiltà occidentale».