San Giovanni Battista di Disvetro, frazione di Cavezzo, la parrocchiale di Villafranca, frazione di Medolla, San Biagio in Padule e San Giuseppe al Mulino, che si trovano entrambe a San Felice sul Panaro: oltre il 50% di queste chiese è crollato in seguito al sisma del maggio 2012 e i parrocchiani hanno chiesto di non ripararle e costruirle ex novo. Dopo quasi quattro anni a discutere di ricostruzione 'com’era e dov’era', proprio dai fedeli arriva una richiesta che fa emergere l’esigenza di riavere chiese e campanili in tempi rapidi e in condizioni di reale sicurezza antisismica: è già iniziata la raccolta di firme tra i parrocchiani delle cosiddette 'chiese nane'.Va detto che la diocesi di Modena-Nonantola è una delle più colpite dal terremoto: gli edifici religiosi lesionati sono 120 e il danno supera i 110 milioni. Malgrado il recente rallentamento dell’iter di valutazione dei progetti, sono stati già recuperati 15 edifici e ci sono tre cantieri aperti. A breve, inizieranno i lavori all’Abbazia di Nonantola. Complessivamente, sono stati finanziati 50 interventi (40 milioni). Anche a Mirandola i lavori al Duomo sono fermi. La copertura dell’edificio è collassata e non è ancora chiaro come reperire i fondi necessari - sei milioni di euro - e come rendere antisismica l’edificio senza demolire le parti rimaste in piedi. Peraltro, nella diocesi di Carpi il terremoto ha reso inagibili 97 chiese su 125. Ad oggi solo 8 sono state riaperte al culto (e 4 erano rimaste agibili): senza contare i danni alle canoniche e alle altre strutture ecclesiali, la diocesi può contare per l’attività pastorale sul 10% delle chiese di cui disponeva quattro anni fa. Attualmente, sono in corso 10 cantieri, tra cui quello della cattedrale, 38 progetti vanno ancora approvati e 29 devono essere tuttora presentati. Per 22 di questi ultimi mancano ancora i finanziamenti: 12 sono chiese. L’Arcidiocesi di Bologna si è trovata invece con 180 edifici religiosi danneggiati e 112 inagibili: una trentina è stata recuperata ma restano più di ottanta immobili inagibili. Al momento, la Regione ha finanziato interventi per 25 milioni di euro, ma il fabbisogno è di 85 milioni, quindici dei quali, tuttavia, sono relativi a interventi in fase di approvazione con finanziamenti già stanziati. Non meno grave la situazione dell’Arcidiocesi di Ferrara e Comacchio, dove il terremoto ha danneggiato 222 edifici religiosi, tra cui 113 chiese, ovvero il 53% del totale. Ad oggi, ne sono aperte un centinaio e 33 edifici di culto sono stati ristrutturati e resi agibili dopo il sisma con i fondi raccolti dai parrocchiani o con interventi provvisionali. Una sessantina di chiese andranno pesantemente ristrutturate. Ad oggi, sono stati spesi 3,7 milioni di euro: si calcola che ne servano ancora 55. Nella diocesi di Reggio Emilia e Guastalla il sisma ha danneggiato 67 chiese, dieci delle quali subito riparate. La Concattedrale di Guastalla sarà riaperta al culto nel 2016. Non così la chiesa di Santa Maria Assunta di Reggiolo per la quale si parla di danni per tre milioni di euro. Il fabbisogno totale ammonta a 32 milioni. Nel cratere sismico troviamo anche diversi Comuni del Mantovano. In questa diocesi, il terremoto ha danneggiato tra l’altro 129 chiese, rendendone inagibili 110, gran parte delle quali recuperate in questi anni, insieme ad altri edifici ecclesiastici, con un esborso di 40 milioni. Restano da ristrutturare 20 chiese, 9 canoniche e 8 campanili (25 milioni). Si prevede di riaprire 4 chiese all’inizio dell’estate. In questo caso, gran parte dei lavori è stata finanziata dalla diocesi, mentre un’altra parte è stata cofinanziata dalla Regione Lombardia. Un contributo di 400 mila euro è arrivato dal Fondo sociale europeo e un contributo importante è venuto anche qui da Caritas Italiana con la realizzazione dei 'centri di comunità', tensostrutture utilizzate come luoghi di aggregazione, riunione e celebrazione, laddove le parrocchie erano prive di spazi.