sabato 13 ottobre 2012
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La tentazione di lasciarsi andare e mollare tutto è forte in tutti. Occorre, invece, rimanere insieme per riprendere le forze e continuare a lottare senza stancarsi. Sembra davvero che per questo lembo di terra tra Napoli e Caserta non ci sia proprio niente da fare. Nei mesi scorsi, dopo l’impegno profuso da Avvenire perché in Italia, e anche in Europa, si sapesse dello scempio che sta devastando l’antica Campania felix, i cittadini avevano ripreso coraggio.Gli articoli del quotidiano venivano fotocopiati e inviati ad amici e conoscenti, politici e associazioni. Incontri, riunioni, convegni ci hanno tenuto impegnati per tutta l’estate. In ogni paese nasceva o si rafforzava un comitato di persone stanche di respirare fumi tossici. Le fatiche di tanti volontari necessitavano, però, di essere gestite al meglio. Perché nulla andasse perduto, nacque il “Coordinamento comitati fuochi”. Persone stupende. Instancabili. Ragazzi pieni di buona volontà. Volontari dell’ambiente. Custodi del creato. Sentinelle della salute. Giovani dal futuro incerto. Ipotecato. Tanta gente, però, era stanca. In questi anni, in queste zone il cancro ha fatto vittime più che altrove. Chi aveva perduto un figlio, il compagno della vita, i genitori di tumore sentiva di essere stato tradito. Andava compreso. Aiutato. Recuperato.Nella vita si possono smarrire tante cose, ma la speranza no. Quante volte abbiamo sentito dire: «È tutto inutile. Siamo stati venduti. Siamo stati condannati a morte. Dove stanno coloro che vennero a chiederci il voto? L’unica cosa da fare è andare via…». Parole venivano ripetute da professionisti e operai. Casalinghe e studenti. Ma emigrare non sempre è possibile. E poi! Come fai  ad abbandonare la tua terra? L’abbiamo pianta come si piange la mamma morta: «Terra. Terra mia. Terra nostra…  Gemi. Fino al cielo sale il tuo lamento. Boccheggi. Ma ancora non ti arrendi… Lotti. Fino allo stremo ti difendi… La tua morte ci condanna a morte… Se tu risorgi…  torneremo a vivere». Il male, purtroppo, esiste e fa sentire la sua voce. Sgradevole. Puzzolente. Vecchia come il diavolo. Ma è il bene - a prima vista timido e debole - ad avere la vittoria. Sempre. Anche quando chi si è battuto sembra essere stato sconfitto. Nei giorni scorsi la “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” con il presidente, Gaetano Pecorella, ha visitato la Campania.A nome del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe e del vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, avevo invitato la commissione a venire da noi in parrocchia a Caivano. Mi ero offerto di accompagnare personalmente il presidente nelle campagne che languono. L’invito è stato accolto con nostra grande gioia. Alla Commissione  abbiamo mostrato le foto dei mille roghi, dei fumi neri, delle lastre di eternit all’amianto sbriciolate nelle campagne. Il Presidente è apparso sinceramente costernato e imbarazzato tanto da sussurrare: «Siamo fuori dal mondo». Noi ne siamo convinti da sempre. La nostra sofferenza senza fine nasce proprio dall’assurda consapevolezza di essere “fuori dal mondo”. Da un mondo dove l’uomo viene rispettato perché è un uomo. Un mondo normale dove a tutti gli uomini vengono assicurati i diritti più elementari  come quelli alla salute e al respiro. Al sopruso, alla prepotenza, alla menzogna, ci ribelliamo. Da qualunque parte arrivino. La visita della commissione parlamentare d’inchiesta alla nostra parrocchia rimane un momento importante nella lotta per la salvaguardia delle nostre terre. Ritorna la speranza. Chi ne ha la responsabilità ci faccia vedere il vero volto dello Stato. Abbiamo bisogno di dire che “Lo Stato c’è”. Anche in Campania. Anche nella “terra dei veleni”.
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