sabato 13 dicembre 2014
​​"Indole malvagia" e "condotta cinica", confermato il fermo della donna per paura che possa commettere altri reati. Veronica dal carcere: "voglio partecipare ai funerali".
Se il genitore uccide il figlio: la disperazione e la cura di Marina Corradi
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​Sono quattro i principali elementi dell'accusa al centro della richiesta di fermo di Veronica Panarello per l'omicidio del figlio Loris di otto anni, culminata ieri con il fermo della donna da parte del gip che, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere. È quanto emerge da una dichiarazione diffusa dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, e dal sostituto MArco Rota, che ricordano che i reati contestati sono di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Il gip di Ragusa sottolinea la "cinica condotta tenuta" da Veronica Panarello e la "evidente volontà di volere infliggere alla vittima sofferenze", con "un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e prima del più elementare senso d'umana pietà". Dai suoi comportamenti si desume che ha "un'indole violenta" ed è "incapace di controllare gli impulsi omicidi". Secondo il giudice, c'è pericolo di fuga e che possa "commettere gravi delitti della stessa specie per cui si procede". La donna ha "senz'altro mentito", "non ha portato il figlio a scuola". Tra gli "elementi principali posti dall'accusa a sostegno della sussistenza di gravi indizi di colpevolezza che sono stati largamente condivisi e valorizzati dal gip c'è il pedinamento elettronico, è quello, ricorda la Procura, effettuato dalle telecamere di videosorveglianza pubbliche o private di Santa Croce Camerina che ha "attestato in modo obiettivo gli spostamenti di Veronica Panarello la tragica mattina del 20 novembre, con particolare riferimento al passaggio dell'autovettura a lei in uso in quel frangente, per ben due volte, in estrema prossimità al luogo del successivo rinvenimento del piccolo Loris, in un arco temporale compatibile sia con l'ora del decesso, come determinato in sede di consulenza medico-legale, sia con l'azione di occultamento del corpo esanime".    Secondo la Procura di Ragusa dall'inchiesta emerge "l'assoluta inconciliabilità di tali obiettive risultanze con le dichiarazioni rese più volte dalla donna alla polizia giudiziaria e ribadite anche in sede di interrogatorio da parte del pm e del gip". Tra le contestazioni dell'accusa c'è anche la "compatibilità del mezzo che ha cagionato la morta, per dimensione e forma, con le fascette stringicavo presenti nell'abitazione della Panarello e consegnate dalla stesa donna, con implausibile giustificazione ed anomala tempistica, alle maestre di Loris". "Al fine di scongiurare un'empatizzazione tragica di una vicenda già di per se molto dolorosa", la Procura di Ragusa ritiene "utile precisare chel'esito degli esami istologici effettuati sul corpo ha escluso qualsivoglia traccia anche labile, recente o risalente, di abuso sessuale" nei confronti di Loris Stival. Veronica Panarello "ha pianto" dopo avere appreso, dal suo legale, l'avvocato Francesco Villardita, della decisione del Gip di lasciarla in carcere per l'omicidio del figlio Loris. Ma, poi, "con lucidità ha letto l'ordinanza ribadendo, coerentemente la stessa versione data: ha portato il figlio a scuola, ed è innocente". Ha "contestato che la vettura che si vede passare vicino al Mulino Vecchio non è la sua, ma soltanto un'auto compatibile con la Polo". "Voglio andare ai funerali di mio figlio" così la mamma di Loris dopo avere appreso che resterà in carcere per l'omicidio del figlio. Veronica Panarello rivela di "non avere ricambi d'abito" e di essere "stata aiutata dalla solidarietà delle altre detenute". Della sua famiglia, dice, al momento, l'ha cercata soltanto suo padre.
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