giovedì 3 luglio 2014
Il ministro della salute: Insegnare ai giovani a considerare la fertilità e la procreazione come valori e a consentire loro di programmare la genitorialità, «tornando a fare figli da giovani».
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Per «invertire la tendenza demografica negativa del nostro Paese» il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sta pensando «a un grande Piano nazionale per la fertilità». Il progetto, anticipato in un’intervista ad «Avvenire» il 21 marzo, è stato ribadito dal ministro che intende passare alla sua realizzazione pratica. Dopo aver ricordato che uscire dall’inverno demografico che attanaglia da molto tempo il nostro Paese è necessario anche per la produttività futura, la tenuta del sistema previdenziale e la solidità della struttura di welfare, il ministro ha sottolineato che ha in mente un Piano diretto anzitutto a recuperare la cultura della fertilità come valore, a insegnare ai giovani a considerare la fertilità e la procreazione come valori e a consentire loro di programmare la genitorialità, «tornando a fare figli da giovani». «So che questa inversione di tendenza non può verificarsi solo attraverso questo Piano – ha affermato il ministro Lorenzin – ma per la piccola parte che è di mia competenza, mi impegnerò perchè avvenga». va invertito. Rovesciare il trend negativo delle nascite «è la priorità delle priorità, anche se non ne parla nessuno. È un tema economico oltre che sociale. Presto non ci sarà più chi paga per le pensioni e l'assistenza sanitaria e non ci sarà più neanche mercato». Lorenzin ha anche confermato che presto emanerà le nuove linee guida sulla legge 40 per dare applicazione alla sentenza con la quale le Corte Costituzionale ha reso lecita la fecondazione eterologa. «Dopo il 28 luglio – ha detto il ministro – sarò pronta a presentare in Parlamento il recepimento per la direttiva europea e le norme per le nuove linee guida. Tutti chiedono di fare presto, ma dovrebbero invece chiedere di fare bene, perché il fine è tutelare la salute di pazienti e nascituri, e bisogna anche far tesoro della esperienza maturata in altri Paesi europei».
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