Dopo la prima audizione svoltasi nella settimana appena conclusa, comincia a prendere forma la legge di contrasto al gioco d’azzardo che la Regione Lombardia vuole approvare nel giro di 4 mesi. Ecco le misure al vaglio del gruppo di lavoro voluto dal governatore Roberto Maroni: regole rigidissime per vietare l’utilizzo delle puntate ai minori; stesso discorso per le “giocate clandestine”, quelle cioè che potrebbero servire alle organizzazioni criminali per ripulire il denaro – si pensa a una tessera “anti minore” ma che serva anche per la tracciabilità e l’antiriciclaggio –; ancora, semaforo verde alle norme in materia di urbanistica per consentire ai sindaci di vietare la dislocazione in prossimità di aree sensibili (scuole, case di cura, centri per anziani, parrocchie, oratori, ecc.); inoltre, non saranno più concessi spazi istituzionali per pubblicizzare i giochi.A confermare il rispetto cronologico dell’iter dei lavori, il presidente della commissione Attività produttive e occupazione della Regione, Angelo Ciocca, ieri a Pavia per la manifestazione nazionale Antislot, organizzata, tra gli altri, dal Movimento No Slot e dal collettivo SenzaSlot con la partecipazione di associazioni, movimenti, sindacati, comunità educative e amministratori. Il provvedimento legislativo sarebbe il secondo in Italia dopo quello approvato lo scorso anno dal Consiglio regionale della Liguria.Del resto, l’appuntamento di Pavia – città di tristi primati con una macchinetta ogni 110 abitanti, oltre 2.000 euro l’anno giocati in media da ciascun residente e quasi l’8% del Pil provinciale strappato da slot, giocate online, Gratta e vinci e scommesse – punta il dito proprio contro l’assenza di un’adeguata legislazione nazionale e regionale, fondata sull’abolizione del gioco d’azzardo liberalizzato e della pubblicità, sulla limitazione di licenze e orari di chiusura dei locali, di concessioni di immobili di proprietà comunale, e su precise assunzioni di responsabilità per curare e prevenire il gioco d’azzardo patologico.«Definire esplosiva questa situazione è poco – dice Simone Fede del Movimento No Slot –, visto che qui il 7% dei giocatori passa dalle 3 alle 7 ore al giorno davanti alle macchinette e quando finisce i soldi trova pure chi gli fa credito. La legge regionale in arrivo è provvidenziale». Senza un simile provvedimento, «ogni azione dei Comuni è monca, inefficace, quasi inutile», aggiunge Riccardo Bonacina, direttore di
Vita, perché «in assenza di norme regionali e nazionali, chi si oppone alle restrizioni dei sindaci ricorrendo al Tar, ha quasi sempre partita vinta». Al contrario, qualche giorno fa il Tar di Genova ha respinto il ricorso di un operatore del settore contro le misure restrittive del Comune: «La ha fatto perché la Liguria ha una legge contro l’azzardo e quella sentenza è storica», conclude Bonacina. «Se siamo la città che più risente del fenomeno, vuol dire che saremo la prima anche per contrastarlo», dichiara il primo cittadino Alessandro Cattaneo, che è anche presidente pro tempore dell’Associazione nazionale Comuni italiani. «Abbiamo lavorato molto in questo senso, avviando un nuovo regolamento di polizia locale e disposizioni restringenti sulle distanze delle sale da gioco. Premiamo, poi, i locali che rinunciano alle macchinette con sconti sulla Tarsu. Ora servono leggi per non vanificare i nostri sforzi», conclude.Ma Pietro Pace, del Collettivo Senza Slot, non ci sta: «Se il Comune si impegna tanto contro l’azzardo perché concede a questa manifestazione una piazza secondaria della città (piazza del Lino, ndr), e affitta una sala giochi agli operatori del settore in pieno centro cittadino? Senza parlare della presenza, fra i banchi della maggioranza in consiglio comunale, di un dirigente di Royal Games!». Il consigliere comunale di opposizione Francesco Brendolise rincara la dose: «Nel quartiere Scala ho scoperto un’altra sala giochi i cui locali sono di proprietà comunale: qualcuno dovrebbe spiegare...».