Il 9 agosto gli ombrelloni resteranno chiusi due ore per lo sciopero dei gestori balneari - Fotogramma
Sul lungomare di Ostia, prima di toccare la sabbia e raggiungere l’acqua, molti turisti si fermano in decine di strutture – talvolta in cemento armato – che offrono servizi per il relax e il benessere: piscine, palestre, boutique, ristoranti, bar e negozi. Centri commerciali, a tutti gli effetti, che campeggiano sulla spiaggia romana. E in molte altre in tutta Italia. Hanno anche questo volto le strutture non amovibili che i balneari italiani rischiano di perdere, alla scadenza delle loro concessioni, senza ottenere indennizzi.
A rischio le strutture inamovibili
Per decenni, il rinnovo delle licenze – concesso spesso come una formalità agli imprenditori – ha dato il via a investimenti che, in alcune occasioni, hanno originato casi di “gigantismo edilizio”. Perciò, mentre continua il braccio di ferro tra governo e Unione europea sull’applicabilità della direttiva Bolkestein in Italia, che impone la concorrenza anche sulle coste in concessione, un’altra partita preoccupa i balneari: quella dei rimborsi per le strutture inamovibili. Se – come già successo in più di una regione – arrivasse il via libera alle gare, i concessionari uscenti vorrebbero vedersi assicurato almeno un indennizzo per gli investimenti fatti, nell’arco di generazioni, nelle strutture dell’impresa. Ma la Corte di giustizia dell’Unione europea si è messa di traverso: con una sentenza dello scorso 11 luglio, i giudici hanno stabilito che l’articolo 49 del Codice della navigazione – quello che consente allo Stato di acquisire le strutture inamovibili, alla scadenza della concessione, senza alcun risarcimento – non viola la libertà di stabilimento. In altre parole, con il passaggio di testimone fra un concessionario e un altro, ogni struttura ancora presente sulla spiaggia sarà persa senza alcun compenso a favore dell’impresa uscente.
Ombrelloni chiusi per sciopero
Preoccupati dalla sentenza Ue, i balneari sono corsi ai ripari. Le sigle Fipe Confcommercio e Fiba Confesercenti hanno indetto per il prossimo 9 agosto uno sciopero di due ore, durante le quali gli ombrelloni resteranno chiusi. E hanno convocato il governo, chiedendo una «risoluzione della gravissima situazione che sta vivendo il settore». In particolare, le associazioni di categoria (Assobalneari Confindustria e La Base Balneare in testa) richiamano l’esecutivo sull’opportunità di non ricorrere alle gare ma, laddove i bandi sono già aperti, chiedono garanzie economiche per gli «importanti investimenti realizzati negli anni». Ma quali sono questi investimenti? Oltre a ombrelloni e sdraio, si contano vere e proprie case, ristoranti, piscine e bar. Sul lungomare laziale si potrebbe parlare di un piccolo boom edilizio: «Ci sono strutture in cemento armato – spiega Sebastiano Venneri, responsabile turismo e innovazione territoriale di Legambiente – e solidamente ancorate al terreno. Un tempo, era addirittura impedita la vista del mare. Non a caso il lungomare era stato ribattezzato “lungomuro”».
Dalla Liguria alla Sicilia
Ma non è solo una questione romana. Sulle spiagge di Mondello (Palermo), si avvicenda una lunga fila di cabine in muratura isolate dalla spiaggia che si affacciano direttamente sull’acqua. Sulle coste fra Toscana e Liguria, decine di stabilimenti ospitano immobili, talvolta concessi in affitto ai clienti. Con gravi conseguenze per l’ambiente: «L’artificializzazione della costa – sintetizza Venneri – si traduce in una sempre maggiore erosione del litorale». Storicamente più “leggeri” sono, invece, gli insediamenti in Emilia-Romagna. Dove, paradossalmente, la Regione ha anche previsto un riconoscimento del valore aziendale all’impresa uscente – non si tratta comunque di indennizzi – per le prossime gare. Per rimborsare almeno parte degli investimenti milionari degli oltre 7mila stabilimenti italiani, il governo ha pronto un disegno di legge (già presentato da mesi ma in attesa di un via libera del Mef). «Non si propone un’abrogazione tout court dell’articolo 49 del Codice della navigazione – spiega il firmatario Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia – ma di mantenerlo nel solo caso in cui arrivi la fine definitiva della concessione e non quando viene riassegnata tramite gara».
Pronto un Ddl per gli indennizzi
In sintesi, si tratterebbe di un via libera agli indennizzi per i concessionari uscenti, già tuttavia coscienti dell’impossibilità di ottenere rimborsi per le strutture inamovibili dal momento del primo insediamento (il Codice della navigazione risale al 1942). «Si sono comportati come di fronte a un legittimo affidamento della concessione, perché lo Stato dava questo segnale – sostiene Zucconi –. La realtà è che altrimenti non si tutela il diritto di proprietà». La partita più importante, perciò, quella sull’applicabilità della Bolkestein, pare al momento in secondo piano. Secondo Zucconi, per sbloccarsi, la vicenda ha bisogno di un via libera politico: «Se il governo in Europa potrà avere un commissario che si confronti su questa problematica in modo meno avverso, il problema sarà risolto».