Distese di uva, grano, ulivi. Una perdita d’occhio emozionante, pianeggiante, che si chiama “Tavoliere”. Nella Capitanata, cioè la provincia di Foggia. Emozionante, almeno per gli occhi, come le Murge e il Barese. Come il Salento. «La situazione del traffico illecito di rifiuti in Puglia è estremamente preoccupante – dice Agostino Di Ciaula, presidente dei “Medici per l’ambiente” (Isde) pugliesi – e credo abbia poco da “invidiare” alla situazione campana». Scendendo dalla Daunia e fino al Salento, «negli ultimi vent’anni è stata ampiamente accertata dalla magistratura la presenza di numerosi siti nei quali sono stati sversati, tombati o bruciati rifiuti di ogni genere». Fra le province italiane per numero d’illegalità ambientali, Bari è al quinto posto e proprio Foggia al sesto. L’ultimo colpo al cuore della Daunia è stato svelato qualche mese fa. Le indagini dell’inchiesta “ Black land” della Direzione distrettuale antimafia barese portano nell’aprile scorso a scoprire trecentomila tonnellate di rifiuti vari e d’origine ospedaliera nel Cerignolano (arrivati soprattutto dal Casertano e dal Salernitano) seppelliti vicino a una diga, vicino a un importante sito archeologico di Ordona e nelle campagne di Apricena. Il processo per i quattordici arrestati (amministratori e autotrasportatori di aziende per il trattamento dei rifiuti) e le quattro ditte coinvolte comincia tra pochi giorni, il 2 ottobre.
«Abbiamo una densità abitativa molto bassa – racconta Vincenzo Rizzi, presidente dell’“Associazione Centro studi naturalistici” di Foggia – e quindi chiunque voglia svolgere smaltimenti illeciti di rifiuti si trova nelle condizioni ideali». Non solo, ma «dopo il tramonto non c’è alcun controllo del territorio e la presenza di forze dell’ordine è praticamente inesistente». Spesso neppure gli stessi agricoltori sanno che si sversa nelle loro campagne e lo scoprono soltanto dopo. La prima grande denuncia da queste parti, riguardante gli smaltimenti di fanghi industriali sui terreni agricoli nelle Murge, risale a undici anni fa, luglio 2003, e fu fatta da Legambiente, Coldiretti, Cia e Wwf. Nel 2012 una Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti tossici in Puglia sottolineò proprio lo smaltimento dei fanghi non trattati (provenienti per la gran parte dal Brindisino e dalla Campania), grazie al quale – scrivono i commissari nella loro Relazione finale – «i soggetti che ne fanno uso beneficiano addirittura di provvidenze comunitarie sostenendo di effettuare agricoltura biologica». Una specie d’inquietante beffa. Simile a quella che sempre la Commissione annota riferendosi proprio a Foggia: «La forma che ha assunto la penetrazione delle associazioni criminali di stampo mafioso nel ciclo dei rifiuti è da considerarsi parassitaria, in quanto consistita nella massiccia introduzione nel settore dei rifiuti di personale privo di qualifica e competenze, con la conseguente paralisi dell’efficienza del servizio». I paesaggi sono suggestivi. Il verde degli ulivi e il giallo del grano trionfano su tutti gli altri colori e d’estate sono ancora più carichi. «Siamo nella Capitanata e la nostra terra da tempo è sotto la lente d’ingrandimento della magistratura», racconta Matteo Loquercio, presidente del “Comitato contro l’inceneritore di Borgo Tressanti-Cerignola”: «Sappiamo che qui ci sono discariche abusive, più o meno vaste, dov’è stato depositato di tutto... Più o meno un anno fa, proprio nei pressi di Cerignola, la Guardia di Finanza ha scoperto una discarica di rifiuti industriali, speciali e tossici... Purtroppo nulla ci fa sperare che il territorio foggiano non sia stato devastato».
Un problema enorme, da queste parti, sono i terreni carsici come le Murge e le cave. Sversare nei primi, specie liquami e fanghi, vuol dire cancellarne le tracce, oltre che uccidere le falde acquifere. Quanto invece alle seconde, «un gran numero sono state dismesse dai proprietari e “convertite” in depositi di rifiuti di qualunque tipo», ma «prevalentemente tossici», spiega il presidente dell’Isde Puglia, Di Ciaula. Esempio? A giugno, proprio in una cava nella zona di Spinazzola (provincia di Barletta-Andria-Trani), il Corpo Forestale ha trovato residui edilizi, miscele bituminose, batterie di automobili, catrami e altro. Le cave dismesse in Puglia sono 2.579 e 415 quelle ancora attive nonostante la crisi edilizia, soprattutto a Foggia e Bari. Ma «ce ne sono tante anche nel Salento e nel Brindisino».