Aldo Sodoma
Una foto d’epoca degli anni 50 ritrae lo scrittore Ernest Hemingway, mentre cerca di togliersi un po’ di sabbia dalle scarpe: è in spiaggia, appoggiato a un’elegante Lancia Aurelia, molto in voga all’epoca, in compagnia dei suoi amici friulani, i Kechler, che lo ospitavano proprio a Lignano Sabbiadoro.
Il color oro di quelle dune naturali attirava turisti da tutto il mondo già allora.
La denominazione del Comune ebbe una genesi particolare: nel 1931 un giornalista dell’epoca, Vittore Querel sull’allora Gazzetta di Venezia descrisse quella sabbia di “un colore splendido, brillante, che si estende soffice come una carezza” utilizzando quell’espressione “dalla sabbia d’oro” che piacque così tanto da spingere gli albergatori a riutilizzarla dentro i primi depliant turistici. Nel 1934 nacque quello che, allora, poteva considerarsi il primo ente di promozione turistica del territorio, a conferma della vocazione turistica di oltre un secolo della cittadina friulana incastonata tra la laguna di Marano, la sponda destra del fiume Tagliamento e il mar Adriatico.
Antonio D'Olivo
Sebbene il passaggio dello scrittore americano a Lignano fu brevissimo, le sue tracce si trovano ancora oggi, soprattutto in atmosfere e luoghi, dove il tempo sembra essersi fermato.
La Bilancia di Bepi che si affaccia sul fiume Stella, vista dall'alto - Francesco Marongiu
Francesco Marongiu
Il villaggio dei casoni nella laguna di Marano, a cui si può accedere in barca, volendo anche caricandovi sopra la propria bicicletta - Ilaria Solaini
Per chi è in cerca di un contatto con la natura e l’aria aperta non ci sono solo il birdwatching e le gite in barca nella zona umida della laguna maranese: a Lignano Sabbiadoro è possibile praticare ogni genere di sport acquatico, dal windsurf alla vela, dalla canoa al kayak fino allo Stand Up Paddle.
Il lungomare di Lignano Sabbiadoro, alle spalle il Faro rosso - Francesco Marongiu
E lungo gli otto chilometri di spiaggia dorata, anche fuori stagione, si può esercitarsi nelle pratiche di meditazione in riva al mare, ma anche camminare con il gruppo cittadino di Nordic walking o pedalare, con tappe nei luoghi cittadini più iconici come il Faro Rosso da dove si vede l’isola delle Conchiglie o la Terrazza a Mare, la cui prima versione si ritrova disegnata su cartoline ingiallite dell’inizio del secolo scorso. La struttura progettata dall’architetto Aldo Bernardis nel 1972 è, invece, quella che oggi troneggia ancora sul Lungomare Trieste ed è oggetto di una ristrutturazione voluta dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Caratterizzata da un lungo passaggio pedonale che si sopraeleva sull’arenile passerella, in parte coperto, si conclude in una struttura bianca a forma di conchiglia e ospita al suo interno un ristorante e un bar, al momento in cui scriviamo chiusi, a causa del restyling.
Sulla sfondo la Terrazza a Mare, che al momento in cui scriviamo è oggetto di ristrutturazione - Matteo Lavazza Seranto
Per gli appassionati dei due pedali, che preferiate le bici muscolari o le ebike, ci sono tantissimi percorsi per gambe più o meno allenate che partono o passano da Lignano Sabbiadoro. Poco distante dal centrale viale Italia parte una delle ciclabili più accessibili e gradevoli: si chiama “BellaItalia” e permette di ammirare le dune lungo la costa; da lì, si procede verso Lignano Riviera passando per località Pineta, perdendosi in quella sua caratteristica pianta a chiocciola, realizzata dall’architetto friulano Marcello D’Olivo, appassionato di linee curve e spirali. «La natura ‒ diceva ‒ è dominata da curve. Io sono un lavoratore della matita e il mio tratto deve essere un’architettura di curve».
L’escursione in bici prosegue verso il Tagliamento, per un facile trekking nel bosco dunale di Pineda Sinistra, un’area verde di grande valore paesaggistico e floristico con dune che raggiungono i 6 metri di altezza.
Per gli appassionati dei pedali ci sono moltissimi percorsi che partono o transitano a Lignano Sabbiadoro - Tommaso Balestra
Ma prima di rimettersi in sella per tornare sul lungomare Trieste a rinfrescarsi o a gustarsi un bicchiere di vino, una tappa fotografica e soprattutto narrativa, va fatta a ridosso del relitto San Marco appartenuto al comandante Fernando Tempo e abbandonato nel 2012 senza motore e senza carburante nel fiume Tagliamento, all’altezza della foce e non distante dalla terrazza del ristorante Al Cason. Quel giovane marinaio friulano che negli anni 50’ lavorava nel freddo Mare del Nord rimase affascinato da alcuni natanti, più piccoli e agili dei pescherecci nostrani e volle tentare di acquistarne uno con cui dedicarsi alla pesca professionale in patria.
Ma come trasportarlo per quasi 3mila chilometri con i collegamenti dell’epoca? In modo piuttosto ingegnoso il comandante Tempo riuscì a trovare un’azienda a Manzano, in provincia di Udine, che produceva e consegnava mobili nella Penisola scandinava e li convinse una volta scaricate le sedie prodotte in Italia a rientrare in Laguna, con un nuovo carico: quest’agile natante in legno, denominato San Marco, adatto alla pesca come al trasporto di materiali. Con cui il comandante Tempo continuò a lavorare per i successivi 50 anni, prima di lasciarlo affondare, privo di motore e carburante, nelle stesse acque dolci e salmastre che lo avevano accolto.
Il relitto abbandonato nel fiume Tagliamento dal comandante Tempo - Ilaria Solaini