lunedì 15 ottobre 2018
Per ottenere il contributo regionale per i testi scolastici i cittadini non comunitari devono presentare documentazione sui propri beni in patria. E presto anche per la casa in Friuli Venezia Giulia
Foto agenzia Ansa

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Dopo i buoni mensa di Lodi, i "buoni libro" del Veneto. E – prossimamente – anche i "buoni casa" del Friuli-Venezia Giulia.
Cominciamo dal Veneto: per ottenere il contributo regionale sull’acquisto di testi scolastici i cittadini non comunitari dovevano presentare, entro le ore 12 di lunedì, la certificazione Isee corredata di un attestato sul possesso di immobili o sulla percezione di redditi nel Paese d’origine. Si badi: non un’autocertificazione, ma un documento ufficiale della propria ambasciata o del consolato, in lingua originale e con traduzione.

La procedura varrà anche per poter beneficiare della casa in Friuli Venezia Giulia, non appena sarà varata la nuova riforma delle Ater, come annunciato dal governatore Massimiliano Fedrioga. La stretta parte dal Veneto dove sul sito della Regione sono state diffuse il 14 settembre istruzioni sui buoni scuola in cui si invitano i Comuni a segnalare se la certificazione Isee presentata dalle famiglie non comunitarie è corredata anche da dichiarazione di possesso di immobili o redditi all’estero.

«Il Veneto non si è inventato nessuna norma anti-immigrati, si limita ad applicare la legislazione nazionale in materia di erogazioni e contributi e chiede ai Comuni di rispettarla. Tutto qui. Esattamente quanto accade in molti altri Stati comunitari fra cui Spagna, Germania e Gran Bretagna», ha precisato l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan.

Il fatto è che tanti Comuni hanno protestato per il sovrappiù di incombenze burocratiche. Tanto più che in Veneto la richiesta di certificati a stranieri su redditi all’estero «attiene non solo al buono-libri ma a tutti i sussidi di carattere economico», precisa l’Anci, annunciando che cercherà di predisporre note operative che facilitino le verifiche dei Comuni e diano certezze ai soggetti legittimamente beneficiari.

Ma numerosi amministratori hanno rilevato anche i rischi di discriminazione. «Qui si ledono i diritti del bambini» ha dichiarato Cristina Piva, assessore all’Istruzione di Padova. I testi scolastici rappresentano una voce che pesa sul bilancio delle famiglie per circa 300 euro in media. A Padova – fa sapere ancora Piva – non escluderemo nessuno, abbiamo accettato le autocertificazioni che le famiglie richiedenti hanno presentato. «La norma introdotta dalla Regione è discriminatoria e oltretutto inapplicabile – insiste l’amministratrice patavina –, perché lo stesso ministero degli Interni non è in grado di indicare i Paesi con i quali sarebbero state attivate le necessarie convenzioni».

La protesta è scattata dalla provincia di Treviso, dove fra l’altro la popolazione scolastica straniera è in calo progressivo: l’incidenza percentuale sul totale degli alunni è pari al 13,2% (terza provincia dopo Verona che ha il 14,1% e Vicenza col 13,3%, però superiore alla media veneta del 13%). «Con le istruzioni operative inviate un mese fa la Regione ha chiesto ai Comuni di confermare o meno (e non di verificare) di aver ricevuto dai richiedenti con cittadinanza non comunitaria il certificato o l’attestazione rilasciata dallo Stato di provenienza – conclude Donazzan –. Spetta ora alla Regione verificare la corretta compilazione delle domande».

A questo punto si mobilita anche il sindacato; Cinzia Bonan della Cisl di Treviso e Belluno sollecita la Regione a «rivedere la normativa che di fatto impedisce alle famiglie straniere in difficoltà economica di accedere ai contributi per il buono-libri».

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