È giunta in diverse scuole lombarde una “guida operativa” finalizzata a «diffondere la cultura di genere nei percorsi scolastici primari e secondari di primo e secondo grado, fino al compimento dell’obbligo educativo». Il titolo è 'Impari a scuola', simpatico calembour che gioca con i concetti di apprendimento e diseguaglianza. Il committente è l’Ufficio della consigliera di parità della provincia di Milano e di Monza e Brianza, in collaborazione con l’Agenzia Formazione e Lavoro, azienda speciale della Provincia di Milano. Secondo quella guida, «la scuola risulta essere un luogo privilegiato di riflessione sulle differenze e sugli stereotipi di genere», perché sarebbe «proprio nel periodo scolastico che bambine/i e adolescenti cominciano a strutturare in maniera più definita identità, personalità e a sviluppare caratteristiche e capacità individuali», e quindi «un approfondimento su questo tema si pone come un’opportunità per progettare un percorso di vita, scolastico e professionale, sulla base delle proprie inclinazioni ed aspirazioni, che non necessariamente debbono corrispondere a quello che, a volte, rigidi modelli di genere impongono». La guida prevede anche delle 'schede di intervento operativo' dai titoli significativi. Alcuni esempi: 'Come siamo, come vorremmo essere: narrazioni autobiografiche in classe' (scheda 1); 'Gli stereotipi nelle professioni' (scheda 2); 'Il riconoscimento e l’analisi degli stereotipi attraverso il cinema' (scheda 5); 'La fiaba nella tradizione popolare: ruoli e pregiudizi' (scheda 7); 'Oggi in classe parliamo di… differenze di genere' (scheda 9). La guida affronta, poi, anche il tema della famiglia nei seguenti termini: «Se si volesse tentare una definizione, la più vicina possibile all’immagine diffusa e condivisa di cosa siano le famiglie oggi, l’espressione più efficace sarebbe senz’altro la famiglia come sentimento, o la famiglia affettiva, secondo un’altra formula di successo». Bisogna ormai parlare di «pluralità di modelli familiari» (poiché «vi sono poi le famiglie monoparentali, le famiglie di fatto, i genitori omosessuali dell’uno o dell’altro sesso») e riconoscere proprio il «sentimento come base e scelta di relazione familiare». Si precisa, infine, come il superamento della «famiglia classica genitori/figli» rappresenti «un cambiamento culturale e di mentalità», che ha portato a superare «il giudizio di devianza» verso forme alternative di famiglie e ad accettare la «cultura della differenza, capace di riconoscere le pluralità dei modi in cui i soggetti desiderano e possono formare nuclei affettivi». La guida affronta anche il tema delle 'nuove pratiche educative'. Si legge, infatti, che «nelle famiglie contemporanee è entrata in crisi una concezione normativa dell’educazione dei genitori verso i figli e le figlie», la quale prevedeva «la trasmissione di valori e regole, indiscutibili, dalla generazione più vecchia alla più giovane». Oggi, secondo la guida, «prevale una concezione dell’autonomia di bambini, bambine e adolescenti come attori sociali competenti, soggetti attivi, protagonisti della costruzione della propria vita, detentori di diritti», «si sta attuando quindi un grande mutamento sociale e culturale nella relazione genitori figli, figlie e questi ultimi rifiutano di seguire passivamente i modelli ereditati dalle generazioni precedenti».