sabato 16 marzo 2024
Il presule, indagato dalla Procura di Sassari insieme ad altre 8 persone, scrive alla sua diocesi di Ozieri: gestione trasparente dei fondi. Il cardinale esprime solidarietà: «Sono addolorato»
Il vescovo Melis (a destra) e il cardinale Becciu

Il vescovo Melis (a destra) e il cardinale Becciu - .

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Due lettere, una del vescovo Corrado Melis alla sua diocesi di Ozieri e l'altra del cardinale Angelo Becciu che esprime solidarietà allo stesso monsignor Melis, respingono con fermezza le accuse contenute nell'inchiesta della Procura di Sassari, di cui nei giorni scorsi fonti giornalistiche hanno diffuso l'avviso di chiusura delle indagini. Nel documento dei magistrati si ipotizzano irregolarità nella gestione dei fondi 8xmille inviati alla diocesi da parte della Cei nell'arco di dieci anni (complessivamente 2 milioni di euro dal 2013 al 2023) e risultano indagate nove persone, tra le quali il vescovo e il fratello del cardinale Becciu, Antonino, presidente della Cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas diocesana. Riciclaggio e peculato sarebbero i reati contestati.

Monsignor Melis scrive tra l'altro: «La gratitudine verso le centinaia di persone che hanno fatto giungere il calore dell’affetto e della solidarietà mi obbliga a leggere col Vangelo quello che abbiamo sempre fatto, proprio nei confronti delle povertà che abitano il nostro territorio e che continuiamo a fare con spirito di carità per non privarle mai delle necessarie cure della comunità diocesana. Con chiarezza e animo fermo devo affermare che i poveri, ogni povero e ogni faccia della povertà è sempre stata una scelta preferenziale per questa Chiesa di Ozieri. È trasparente e non negoziabile la finalità degli aiuti della CEI - sottolinea il vescovo di Ozieri -: la premura attenta e delicata verso gli svantaggiati del nostro territorio, verso le disabilità emarginate del mondo professionale, verso i disoccupati, padri e mamme di famiglie schiacciati dalla disperazione, i giovani che faticano a trovare una collocazione dignitosa per iniziare a progettare il futuro. Questo prezioso servizio - ricorda ancora il presule - abbiamo sempre cercato di donare attraverso la Caritas diocesana che mi pregio di presiedere e attraverso il suo “braccio operativo”, la Spes, la cooperativa sociale di tipo B nata proprio per il reinserimento lavorativo di persone dai vissuti travagliati. Siamo profondamente grati alla CEI che ci ha sempre dato fiducia permettendoci di portare avanti tanti di questi progetti. Sono tutti in queste attività professionali e caritative i 2 milioni di euro dell’8x1000 arrivati globalmente in questi 10 anni di lavoro con gli svantaggiati».

Il cardinale Becciu, che non è indagato in queste indagini della magistratura italiana, indirizzandosi al confratello vescovo della sua diocesi di origine, scrive a sua volta: «Cara Eccellenza, caro don Corrado, le notizie divulgate in questi giorni mi hanno addolorato e stordito più di quanto potessi immaginare. Sono momenti di smarrimento e anche di ribellione contro chi formalizza accuse che nel profondo del cuore sappiamo non essere vere». "Qualcuno mi ha sconsigliato di scriverti - si legge nella lettera datata 14 marzo ma diffusa nella serata di sabato 16 marzo - per non compromettere la mia situazione di condannato. È un consiglio che rifiuto. Un consiglio che non posso accettare. Anzi, l'essere stato ingiustamente condannato mi rende più libero di esprimermi. Nessuna condanna mi può impedire di essere cristiano, di parlare liberamente e di alzare la voce per esprimere solidarietà a chi soffre». Secondo il porporato, «quando si è innocenti si ha il dovere - e non solo il diritto - di testimoniare la verità, senza tatticismi di sorta. Per esperienza - prosegue - so quanto bene facciano all'anima la vicinanza e la solidarietà dei fratelli nella fede!. La sofferenza tua è mia - scrive ancora il cardinale -, è dei sacerdoti, delle consacrate, dei fedeli della diocesi e di tutte le persone che ti conoscono. Chi ti conosce sa bene con quale dedizione vivi il tuo impegno pastorale riservando agli ultimi e agli emarginati 'la prima fila' non solo del cuore ma anche nelle opere quotidiane".

Becciu ricorda che Melis ha dato «in questi anni l'esempio del coraggio e della dedizione totale verso il gregge che papa Francesco» gli ha affidato. «Sono certo che anche in questo difficile momento sarai di esempio nell'affrontare a testa alta la prova che ti è data da vivere». Il cardinale ricorda quindi che «si avvicina la settimana santa, giorni in cui contempleremo Colui che con dignità, con amore ha affrontato le peggiori umiliazioni che l'essere umano potesse soffrire. Sarà di esempio e di forza per te, come lo è stato sempre in questi anni per me e per tutti coloro che sono provati dalle sofferenze e dalle ingiustizie della vita. La stessa Pasqua - conclude - ci ricorda che la storia di ogni uomo non finisce il Venerdì Santo ma nello splendore della Verità. Prego per te e per i tuoi collaboratori coinvolti nella vicenda giudiziaria».

Convinzione espressa anche da monsignor Melis nella lettera alla sua diocesi: «Non siamo fatti per sostare nel Venerdì Santo e il mattino di Pasqua risplenderà ancora più prorompente. Siamo uomini e donne di fede, di preghiera e di azione, in costante cammino verso il Regno, con cadute e accelerate, ma con la forza di camminare assieme lasciandoci portare dal vento dello Spirito Santo che guiderà verso la verità anche questa pagina della nostra storia».

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