Quattro condanne a morte "immediatamente esecutive". Sono contenute in un documento firmato Noa, "Nuclei operativi armati", e si riferisce alla «lotta di liberazione contro il Tav», indicando i bersagli, con nome e cognome: si tratta del senatore Pd Stefano Esposito, due responsabili dei cantieri di Chiomonte della linea dell’alta velocità Torino Lione, un capo della polizia. Il documento, che è stato recapitato ieri all’Ansa di Torino, Roma e Bologna, incita alla lotta armata. I militanti si definiscono «partigiani della libertà». Il testo fa riferimento ai quattro giovani di area anarchica arrestati con l’accusa di terrorismo per gli attacchi al cantiere Tav dello scorso maggio, Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi. Definisce «ridicola» l’accusa a loro carico di terrorismo, «figlia di un magistrato malato di protagonismo come Caselli».«Bisogna chiudere la stagione delle rivendicazioni che piacciono al sistema e passare alla fase operativa», si legge ancora nelle tre pagine della lettera con la quale il sedicente «Tribunale rivoluzionario insediato per valutare le politiche della repressione verso il movimento No-tav in Valsusa ha emesso la sentenza di condanna a morte». Ora è al vaglio della Digos, mentre la Procura ha aperto un’indagine, coordinata dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, già titolari di tutte le inchieste sui notav.Ma quanto è attendibile la minaccia? Tra gli investigatori c’è cautela ma anche scetticismo. Difficile dire dietro la sigla Noe ci sia davvero un gruppo armato.Comunque le reazioni non si sono fatte attendere. I No-tav hanno subito preso le distanze. Sul sito di riferimento del movimento è comparso un post che lascia poco adito a dubbi. «Rispediamo al mittente (Governo & c) queste deliranti follie». I No-tav rivendicano che le loro lotte ventennali «hanno praticato la disobbedienza civile, ma senza alcuno spazio per la violenza contro le persone». Parlano di strumentalizzazione «in un momento di rilancio della lotta civile e non violenta» e rilanciano l’impegno per la giornata di mobilitazione nazionale prevista per sabato 22 febbraio, voluta anche per contestare l’accusa di terrorismo rivolta ai quattro giovani.E i familiari degli arrestati sono intervenuti ieri con una nota, anche loro parlando di strumentalizzazione: «Siamo imbarazzati dal ridicolo tentativo di collegare i nostri cari alla lotta armata. Per noi la vita è un valore fondamentale e irrinunciabile».Di diverso segno la reazione del ministro ai trasporti Maurizio Lupi: «Dietro l’opposizione alla Tav si manifesta ormai apertamente una volontà terrorista». Il presidente della provincia di Torino, Antonio Saitta, dice: «Mi aspetto che il prossimo governo Renzi sappia rispondere alla violenza con la riconferma della linea a favore della Tav e della legalità in Valsusa». E parla di «terrorismo infiltrato nella protesta». Il vicesindaco di Torino, Elide Tisi, ha espresso solidarietà al senatore Pd Stefano Esposito, uno dei quattro "condannati a morte", ritenuto dal Noa «responsabile della repressione in valsusa».