sabato 8 settembre 2012
Raccolgono i primi consensi le lettere aperte ad Alfano, Bersani e Maroni con le quali il presidente del Movimento per la vita ha chiesto che si giunga quanto prima all’ultimo passaggio in aula a Palazzo Madama per la norma approvata oltre un anno fa alla Camera Prima di vanificare quattro anni di lavoro.
Bio-testamento, a Milano si punta alla forzatura
Le norme che già ci sono e la legge che ora serve di Roberto Colombo
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​Manca ancora meno dell’"ultimo miglio" all’approvazione finale delle «Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento». Il Senato deve ratificare un testo che, nell’impianto generale, è lo stesso già approvato a Palazzo Madama il 26 marzo 2009. Le modifiche apportate dalla Camera (il via libera è arrivato il 12 luglio del 2011) infatti, mantenendo ferma l’impostazione, hanno reso solo più coerente e rigorosa la formulazione. Ora la Commissione Sanità del Senato deve esprimersi solo sui punti modificati e poi l’aula deve dare il suo ok definitivo. In questo senso diviene decisivo che la conferenza dei capigruppo fissi una data per il dibattito nel plenum di Palazzo Madama. «Ci sono tutte le premesse e le condizioni  – afferma Raffaele Calabrò relatore del ddl in quel ramo del Parlamento – affinché le Dat diventino legge, infatti i senatori hanno già approvato il testo, che ha subito alla Camera solo lievi modifiche». Per sbloccare la situazione il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini, ha inviato due lettere aperte ai leader del Pdl, Angelino Alfano, del Pd, Pier Luigi Bersani, e della Lega, Roberto Maroni, pubblicate ieri da «Avvenire». «Perché vanificare con la tecnica dell’insabbiamento un lungo lavoro parlamentare?», domanda l’europarlamentare dell’Udc nelle sue missive che sono state pubblicate giovedì da Avvenire. «Non si chiede al Pd in quanto tale di cambiare parere sulla legge di fine vita – Casini scrive a Bersani – . Gli si chiede soltanto di consentire il dibattito finale ed il voto. Cioè di garantire la democrazia». Gianpiero D’Alia (Udc)«Nel calendario parlamentare troveremo uno spazio adeguato»

Il capogruppo dell’Udc al Senato, Gianpiero D’Alia, non vede nessuna difficoltà perché il disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), approvato già da molto tempo a Palazzo Madama, licenziato più di un anno fa dalla Camera con qualche modificazione e sempre sostenuto dai centristi, «possa essere approvato in via definitiva dal Senato prima della fine della legislatura». Dunque porrà il problema nella prossima conferenza dei capigruppo?Il problema è che ora abbiamo una ripresa molto impegnativa sul piano dell’agenda parlamentare del governo. Tenga presente che la capigruppo del Senato sarà chiamata anche a pronunciarsi su temi molto importanti come la riforma della legge elettorale e i provvedimenti in materia di giustizia. Allora cosa accadrà nella capigruppo?È evidente che in quella sede affronteremo la discussione per individuare un calendario trimestrale che ci consenta di poter esaminare le Dat prima della fine della legislatura. Come spiega la preoccupazione manifestata dal vostro leader Pier Ferdinando Casini, cioè che il testo potrebbe essere esposto a modifiche nella prossima legislatura?Questa è una materia nella quale i soggetti protagonisti sono sempre stati il malato, la sua famiglia e il medico. Insomma, una comunità di affetti nella quale tali questioni sono state affrontate nel pieno rispetto dei valori costituzionali, a tal punto che non si è mai posto il problema di dover intervenire con norme approvate dal Parlamento. L’intervento del legislatore si è reso necessario solo per evitare che una sentenza della magistratura, come è avvenuto nel caso di Eluana Englaro, decida della morte o della vita di una persona. Qual è allora il senso delle affermazioni di Casini?Sono temi complessi da un punto di vista scientifico, giuridico e delle libertà delle coscienze individuali. È necessaria dunque una sintesi, un lavoro ampiamente condiviso, in modo da evitare che il testo possa essere rimesso in discussione nella prossima legislatura. Per questo il Parlamento si sta prendendo giustamente tutto il tempo necessario per approfondire questa materia molto complessa.Ma questo non può significare un rinvio alla prossima legislatura, anche perché c’è l’interventismo dei registri comunali dei testamenti biologici...Il nostro atteggiamento è molto sereno, se c’è lo spazio per esaminare il provvedimento prima della fine della legislatura, nel contesto di questo calendario molto impegnativo, nessuna difficoltà ad arrivare a un ok definitivo del ddl. Quello che a noi non piace è che si possa strumentalizzarlo a fini politici.Non vede invece il rischio di una strumentalizzazione in un altro senso? Di un veto di fatto sulle Dat?All’interno del Pdl c’è chi si presta a brandire questo tema come un’arma di lotta politica, lo stesso dicasi per la sinistra. La vita umana non può essere oggetto di lotta politica. È un tema che va affrontato con quella serenità di giudizio che a volte manca quando si avvicina la campagna elettorale. Chiunque voglia affrontarlo in questa chiave non fa un buon servizio ai valori che dice di voler difendere.

 

 


 

Maurizio Gasparri (Pdl) «È ora di pronunciarsi sul testo. Il vuoto normativo è intollerabile»

Il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri si dice «assolutamente favorevole» a porre il problema dell’approvazione definitiva delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat). «Dal punto di vista dell’iter parlamentare la questione è ampiamente matura – spiega Gasparri –. Il disegno di legge è tornato da tempo al Senato dalla Camera, riteniamo perciò che sia ora di esprimersi sul testo. Il mio auspicio è che lo si approvi così come ci è pervenuto con le modifiche introdotte da Montecitorio». Quale dunque il prossimo passo nella conferenza dei capigruppo?Chiederemo che la legge venga calendarizzata per l’aula. Penso che sia anche un momento di chiarezza e di assunzione di responsabilità. Oggi ci sono tutte le giustificazioni per compiere questo passo. Anche sul piano parlamentare?Certo. Siamo alla fine della legislatura: il lavoro su questo tema è ampiamente maturo. Al Senato le Dat sono state approvate addirittura tre anni fa, nel marzo del 2009, alla Camera da più di un anno. Poi c’è il problema che il vuoto normativo non può essere colmato da estemporanee iniziative di amministrazioni locali.Si riferisce ai registri comunali dei testamenti biologici?Infatti le amministrazioni non hanno né competenza né diritto in termini giuridici di istituire registri o di effettuare altre vere e proprie bizzarrie da un punto di vista del nostro ordinamento. Queste iniziative prese dalle amministrazioni locali, in particolare a Milano, impongono di fare chiarezza e di prendere le decisioni necessarie a livello legislativo nazionale, il livello che ha la reale competenza su una materia così rilevante e delicata. Quindi il pronunciamento definitivo delle Camere è necessario...Lo è sempre di più. Mi auguro dunque che al di là delle appartenenze si possa arrivare a una decisione. Fermo restando che, al di là di alcune inaccettabili e caricaturali rappresentazioni cinematografiche, nel nostro gruppo il dibattito è sempre stato e sempre sarà ampio e libero anche per quanto riguarda poi l’orientamento espresso dai parlamentari. Quale adesso l’atteggiamento del vostro gruppo a Palazzo Madama?Nelle prossime settimane affronteremo questo problema. Del resto prima ancora della sollecitazione delle lettere aperte inviate da Carlo Casini ai leader politici, insieme al vicepresidente Quagliariello ci eravamo posti questo problema all’interno del Pdl, dove c’è ampia condivisione e consapevolezza dell’importanza della questione. Le nostre idee inoltre sono note e sono state espresse durante l’iter legislativo, anche alla Camera dove la situazione si presentava ancora più complessa. Non c’è rischio che si strumentalizzi il sostegno al governo tecnico per porre un veto alla legge?L’esecutivo guidato da Monti è nato con una missione di natura economica. Noi non gli chiediamo che si schieri sulla legge, ma credo che in maniera analoga nessuno possa condizionare il suo sostegno all’esecutivo al fatto che le Dat non siano approvate. Il tema deve essere lasciato alla libera determinazione del Parlamento.

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