Piccoli partiti in cerca d’intese. Proseguono le proteste contro l’accordo fra Pdl e Pd sullo sbarramento al 4% nella legge elettorale per le europee. Il Movimento per le autonomie ieri ha occupato simbolicamente i banchi del governo a Montecitorio annunciando battaglia in aula. A questo scopo in una lettera a Fini ha chiesto che «siano garantiti tempi adeguati per il confronto in Parlamento e che sia autorizzata la diretta tv delle dichiarazioni di voto». In realtà, come ha spiegato lo stesso Fini, «per regolamento i tempi devono essere contingentati, seppure ampi». La Sd, invece, vuole un faccia a faccia con Veltroni, accusato di «volere una pulizia etnica dei partiti della sinistra». Al contempo, dicevamo, i piccoli sono consapevoli di poter far poco per cambiare la direzione del dibattito, e allora cominciano a guardarsi intorno per tessere alleanze. In questo senso l’idea di Oliviero Diliberto ricalca piste antiche: «Lista comune col Prc, perché i numeri li abbiamo». Capofila della protesta si è fatto Marco Pannella, che con i partiti aderenti al cosiddetto Comitato per la democrazia (Ps, Prc, Udeur, Radicali, Verdi, Pli, Psdi e Liberaldemocratici) ha annunciato una duplice manifestazione per martedì, giorno del dibattito alla Camera: un sit in davanti al Quirinale e, due ore dopo, una protesta dentro Montecitorio. L’idea, ha detto Franco Russo del Prc, è quella di convincere Napolitano a esercitare «un’opera di moral suasion». Un incontro col Capo dello Stato viene chiesto anche dalla Destra di Storace, perché «si vuole tirare un colpo basso alla vigilia della campagna elettorale». In questo contesto l’Udeur e altre compagini hanno proposto di costituire una lista di 'emergenza democratica'. «Prenderemo delle decisioni giovedì – ha precisato il socialista Riccardo Nencini – cioè dopo che la riforma sarà sta- ta approvata in prima lettura alla Camera. Prima vogliamo far sentire la nostra protesta». I partiti maggiori proseguono sulla loro strada. Walter Veltroni ha ricordato che solo qualche settimana fa era la sinistra a volere la riforma. Quindi ha garantito che nel Pd c’è accordo sulla soglia di sbarramento al 4% e che l’intesa non cambia i rapporti con Berlusconi. Diversa la situazione nell’Idv, dove sono emerse evidenti divergenze fra favorevoli e contrari. A Veltroni ha fatto eco il coordinatore di Fi Denis Verdini: «Solo in Italia non c’era lo sbarramento per le elezioni europee. L’obiettivo del 4% non è quello di eliminare i partitini, ma di riordinare il sistema. In Europa quello che conta è l’interesse nazionale». Insomma, è stata la colorita precisazione di Piero Fassino, «senza una soglia di sbarramento, saremmo gli unici a presentarci con un’armata Brancaleone al Parlamento europeo. Tutti hanno criticato l’esistenza di 39 partiti organizzati in 19 gruppi parlamentari e che la frammentazione sia un cancro della democrazia è consapevolezza di tutti i cittadini ». In Francia e in Germania la soglia è del 5%, ha aggiunto Stefano Ceccanti del Pd, «in Gran Bretagna ancora di più». Una mano tesa ai partitini è venuta dal capogruppo del Pd Antonello Soro, per il quale «bisognerebbe cogliere l’occasione per rimettere insieme la sinistra, piuttosto che dividersi ancora». Insiste su questa linea anche Giorgio Merlo, «perché ogni processo politico che va verso l’unità è sicuramente positivo».