Più della metà delle scuole italiane è
stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa
antisismica del 1974 e almeno una su tre necessita di interventi
urgenti di manutenzione. Il 9,8% degli edifici si trova in aree a
rischio idrogeologico, il 41,2% in aree a rischio sismico e l'8,4% a
rischio vulcanico. È la fotografia scattata dalla quindicesima
edizione di 'Ecosistema Scuolà, l'indagine annuale di Legambiente,
che raccoglie i dati relativi al 2013, sulle strutture e i servizi
della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94
capoluoghi di provincia.
Partendo da questi dati, l'associazione chiede di "ripartire da quelle
opere davvero utili per sbloccare l'Italia e darle un nuovo futuro.
Tra queste opere ci sono anche gli edifici scolastici italiani, molti
dei quali, più di 41mila, hanno bisogno di interventi di
riqualificazione e messa in sicurezza". "La difficoltà delle scuole
italiane è testimoniata anche dalle
storie di ordinaria emergenza di
molte scuole superiori, la cui competenza rimane alle Province",
segnala Legambiente chiedendo "che lo stesso percorso previsto per i
comuni vada esteso anche alle Province, che devono avere la
possibilità di sbloccare le risorse disponibili uscendo dal patto di
stabilità". Per quanto riguarda il tema della sicurezza - informa
Legambiente - su 6.648 edifici, circa il 58% è stato costruito prima
dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974, mentre
solo il 3,3% tra il 2001 e il 2013. In calo gli edifici scolastici
dotati delle certificazioni essenziali. Scendono al 53,1% le scuole
che hanno il certificato di agibilità (contro il 61,2% del 2012); al
30,9% quelle dotate del certificato di prevenzione incendi (nel 2012
erano il 35,9%); al 58,1% quelle con il certificato di agibilità
igienico-sanitaria (nel 2012 erano il 73,8%). Rimangano, invece,
stabili i dati relativi agli impianti elettrici a norma (83,9%),
mentre crescono quelli relativi alle porte antipanico che passano dal
90,2% del 2012 al 96, 8% del 2013.
Sul fronte della bioedilizia e della sicurezza solo lo 0,6% (dato
uguale al 2012) delle scuole sono costruite secondo criteri di
bioedilizia mentre sono il 7,8% quelle edificate con criteri
antisismici - rileva l'indagine -. Per quanto riguarda la verifica
della vulnerabilità sismica, sono il 22,2% gli edifici dove è stata
effettuata contro il 27,3% del 2012; mentre se si considerano gli
edifici dei soli Comuni a rischio sismico (zona 1 e 2) solo il 14,3%
ha effettuato tale verifica (nel 2012 erano il 21,1%). In lieve
crescita, invece, i dati sui requisiti in materia di accessibilità con
l'84% degli edifici che ha i requisiti di legge; in calo quelli dove
sono stati previsti interventi per l'eliminazione delle barriere
architettoniche: si passa dal 16,4% del 2012 all'8,7% del 2013 a
fronte di circa un 20% degli edifici che non possiede requisiti di
accessibilità. Dalla ricerca di Legambiente emerge, inoltre, che il
32,5% degli edifici scolastici necessita di interventi urgenti, mentre
il 47,7% è stato oggetto di manutenzione straordinaria negli ultimi 5
anni. "
La messa in sicurezza e la riqualificazione energetica
degli edifici scolastici - dichiara Vittorio Cogliati Dezza,
presidente nazionale di Legambiente - devono essere uno degli
obiettivi prioritari di questo Paese e un'occasione dalla quale
partire per creare un altro sviluppo, per contribuire alla
rigenerazione urbana, ma soprattutto per far uscire l'edilizia
scolastica italiana dall'attuale stato di emergenza in cui si trova.
Abbiamo bisogno di scuole più sicure ed energeticamente efficienti".
"Sul piano dell'edilizia scolastica - aggiunge Vanessa Pallucchi,
Legambiente Scuola e Formazione - rimane tuttora la grande assente,
l'anagrafe scolastica, mai pubblicata e preposta a orientare una
programmazione interistituzionale costante nel tempo".
Tornando ai dati di 'Ecosistema Scuola', anche
quest'anno per quanto riguarda la qualità del patrimonio edilizio
emerge la disparità territoriale tra Nord, Sud e isole del Paese.
Nelle prime quindici posizioni della classifica nazionale troviamo,
infatti, città medie e piccole del Centro nord, mentre la maggior
parte delle città metropolitane, esclusa Firenze al 17esimo posto e
Torino al 23esimo, sono posizionate ben oltre la trentesima posizione.
Indietro anche quest'anno il Sud che compare solo a metà classifica
con Lecce che è la prima città meridionale in graduatoria al 21esimo
posto.
Alla disparità territoriale segue quella degli investimenti
riguardanti sia la manutenzione straordinaria sia quella ordinaria.
Risorse che diminuiscono dal 2012 al 2013 in media per ogni singolo
edificio di circa 22mila euro, così come per la manutenzione
ordinaria, che vede in media per ogni edificio ridurre di quasi 2mila
euro l'esigua cifra di 8808 euro dello scorso anno. La drastica
diminuzione dei fondi destinati alla manutenzione ordinaria coinvolge
anche quelle regioni storicamente virtuose come l'Emilia Romagna e il
Piemonte, che tornano a dichiarare interventi di manutenzione urgenti
rispettivamente di circa il 20% e il 34% in più di scuole rispetto al
2009. Da segnalare come ancora una volta siano i comuni del Nord e del
Centro a far da padroni nelle due top ten degli investimenti, mettendo
più del doppio di risorse a edificio rispetto alle regioni del Sud,
dove invece si registra una maggiore necessità degli interventi legati
alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e
vulcanico.