Le due sorelline di Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato insieme al nonno a Cassano allo Jonio probabilmente nel corso di un regolamento di conti nell'ambito del traffico di droga, saranno trasferite insieme a quattro cugini, su disposizione del Tribunale dei Minori di Catanzaro, in una casa protetta lontano dal paese dove si è svolta la tragedia. I genitori delle due bambine si trovano entrambi in carcere per droga, con pesanti condanne. Ieri i due giovani, poco più che ventenni, hanno ottenuto dal giudice un permesso speciale per poter incontrare le piccole, di quattro e cinque anni, per un paio d'ore. Il trasferimento delle bambine, legato alla preoccupazione per la loro sicurezza, ha scosso l'opinione pubblica. A battersi per loro Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili. "Ho naturalmente grande rispetto della magistratura ma sta per verificarsi qualcosa che sta di
nuovo buttando letteralmente nella disperazione la mamma e il
papà del piccolo Cocò" ha detto a proposito dell'allontanamento delle due sorelle e dei cugini del bambino ucciso a Cassano allo Jonio.
"Chiedo alla giustizia di fermarsi, di valutare - aggiunge
Corbelli - le conseguenze di questo provvedimento. Se si
vogliono mandare le sorelline di Cocò e i suoi cuginetti in una
casa protetta non si può negare alla mamma del bambino ucciso la
possibilità e il diritto di stare con loro". È una richiesta più
che di giustizia di umanità. Per questo chiedo al giudice
competente della Corte di Appello di Catanzaro di concedere
almeno gli arresti domiciliari alla mamma del piccolo Cocò in
modo che la stessa donna possa stare con le sue due bambine in
questa casa protetta. Negare questo diritto significa condannare
alla disperazione questa ragazza. Si scongiuri una
nuova tragedia, prima che sia troppo tardi".