La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - ANSA
A tre giorni dall’evento, continua a tener banco un passaggio-chiave delle oltre tre ore di conferenza stampa di Giorgia Meloni: i ripetuti passaggi su strane manovre, torbide e inquietanti, e su “ambienti” abituati a «poter dare le carte» e a «indirizzare le scelte» che, di fatto, punterebbero a rovesciare lei e il suo governo. Già i leader rispettivamente del M5s, del Pd e di Iv, Giuseppe Conte, Elly Schlein e Matteo Renzi sono insorti, invitandola a fare nomi e cognomi e criticando il suo «vittimismo». E hanno ragione. Un chiarimento serve su questa sindrome da complotti, al di là delle domande che sicuramente le saranno poste nel prossimo “premier time” in Parlamento. In questi giorni in molti si sono esercitati nell’individuare questi potenziali “nemici tramatori”: si è parlato di ambienti vicini a Piersilvio Berlusconi e a Mediaset, naturalmente dei giudici (un riferimento rafforzato dalla vicenda Degni della Corte dei Conti, incredibile ma non meno di altre che toccano il centrodestra), ovviamente pure di mondi della sinistra (e la parallela polemica che ha portato alle dimissioni di Giuliano Amato dalla commissione “Algoritmi” autorizzerebbe ragionamenti in tal senso), qualcuno si è spinto persino a evocare accenni alla Presidenza della Repubblica.
La premier si è trincerata finora dietro un reticente «non voglio dire di più». Quel che è certo è che questo Paese non ha bisogno di ulteriori chiacchiere a vuoto e di illazioni e veleni sparsi senza argomentare, senza spiegare, senza inquadrare il contesto. È un comportamento non adeguato per un presidente del Consiglio. Meloni rivendica spesso di voler scrivere pagine nuove e di essere portatrice di “mondi”, con le loro istanze e aspirazioni, che finora avevano trovato poca rappresentanza nelle istituzioni. Peccato che, poi, la leader di Fdi scelga, forse anche per mettere in secondo piano le difficoltà di governo, di rifugiarsi in logiche da “vecchio mondo”, quelle fatte appunto di spifferi e riferimenti a indefiniti “poteri oscuri”. Di queste pagine è già piena la storia d’Italia. Una vera novità sarebbe anche cambiare questo stile e questo linguaggio. Se ci sono prove, la premier le renda pubbliche. Viceversa, sarebbe meglio sorvolare e tacere.