Sarebbe obbligatoria ma, nei fatti, è diventata più che facoltativa. L’assicurazione contro gli infortuni domestici, meglio conosciuta come
“assicurazione casalinghe”, compie quindici anni ma ha poco da festeggiare. Prevista dalla legge 493 del 1999, entrata in vigore il 1° marzo 2001, ha assistito alla lenta ma inesorabile erosione della base assicurata, dimezzatasi in un decennio. Se nel 2006 si contavano 2,5 milioni di sottoscrizioni, nel 2014 le casalinghe assicurate presso l’Inail erano circa 1,3 milioni e si prevede che, a consuntivo, il 2015 non supererà il milione di iscritte. Eppure, secondo l’Istat le casalinghe in Italia sono circa 7,5 milioni, di cui almeno 5-6 milioni quelle tra i 18 e i 65 anni potenzialmente interessate ad assicurarsi contro gli infortuni. La legge prevede, infatti, che la polizza sia sottoscritta da tutti coloro «che svolgono in via esclusiva attività di lavoro in ambito domestico». Anche se le donne sono il 99% degli iscritti, l’assicurazione è aperta pure agli uomini. Attualmente, i “casalinghi” assicurati Inail sono circa 14mila. Per il 2016 c’è tempo fino al 1° febbraio, pagando il premio annuale di 12,91 euro. «Con l’equivalente del costo di meno di un caffè al mese – dice Agatino Cariola, direttore centrale rapporto assicurativo dell’Inail – la casalinga si assicura una copertura in caso di grave infortunio, vivendo con molta più tranquillità la propria condizione di lavoratrice domestica. Altrimenti, in caso di incidente, sarà costretta a pesare completamente sulla propria famiglia. Inoltre – prosegue Cariola – per i privi di reddito l’onere assicurativo è a carico della fiscalità generale. Già oggi, circa il 20% dei nostri assicurati non paga nulla». Inizialmente prevista al 33%, nel 2006 la soglia minima di invalidità per poter percepire una rendita è stata abbassata al 27%. Comunque non poco, se si pensa che corrisponde alla perdita totale del pollice, della vista da un occhio o dell’intero avampiede. Generalmente, la maggioranza degli infortuni domestici, conferma l’Inail, si attesta intorno al 3-5% di invalidità. Così, nel 2014 sono state indennizzate soltanto 43 rendite d’inabilità e 2 a superstiti. L’importo mensile può oscillare tra i 194,34 euro per un’invalidità del 27% e i 1.349,60 euro al mese per un’invalidità del 100%. In caso di morte dell’assicurato, è prevista una rendita mensile di 674,80 euro al coniuge e di 269,92 euro per ciascun figlio. «Le cifre non sono enormi e, invece, è elevata la soglia di invalidità necessaria per poter ricevere una rendita», denuncia Franco D’Amico, che da dirigente Inail ha posto le basi per l’introduzione in Italia dell’assicurazione contro gli infortuni domestici e oggi è il coordinatore dei servizi statistico-informativi dell’Anmil, l’associazione degli infortunati e delle loro famiglie. Da tempo, l’associazione si batte per la revisione della legge, con l’abbassamento della soglia di inabilità, anche dietro un ritocco all’insù del premio assicurativo annuale. «Il meccanismo ha bisogno di una completa revisione – spiega D’Amico – a cominciare proprio dalla soglia di inabilità, che deve essere portata al 16%. Anche la fascia d’età deve essere ampliata almeno fino ai 70-75 anni, ma se fosse illimitata sarebbe ancora meglio perché garantirebbe una copertura a tutte le casalinghe per tutta la vita. Certo, questo comporterebbe un aumento del premio annuale che, stando a nostri calcoli, dovrebbe attestarsi intorno ai 20-30 euro». Una revisione dei parametri è da tempo anche nell’agenda delle priorità del-l’Inail, che ha più volte avanzato proposte in questo senso al Parlamento, finora senza successo. «Ma io continuo ad essere ottimista – aggiunge Agatino Cariola – perché questa è l’unica strada per riuscire a garantire una copertura assicurativa anche alle giovani generazioni. Se la gestione fosse più ricca potremmo erogare nuovi servizi alle donne che si prendono cura della casa e della famiglia, svolgendo un lavoro fondamentale per la nostra società. Lo scorso anno abbiamo mandato un milione di lettere ad altrettante casalinghe e qualche risposta la stiamo avendo. Ma ci aspettiamo di più, per far crescere la cultura della prevenzione e della sicurezza anche dentro casa».