martedì 30 luglio 2024
Un decennio di calo demografico ha colpito maggiormente i Comuni distanti dai servizi essenziali di istruzione, salute e mobilità. Esodo verso i centri maggiori e verso l'estero
Un borgo spopolato del Centro Italia

Un borgo spopolato del Centro Italia - Carlo Carino by Ia - Imagoeconomica

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La riduzione della popolazione residente in Italia nell’ultimo decennio è un dato noto da tempo, ma il fenomeno è più rilevante nelle Aree interne rispetto a quelle più urbanizzate del Paese. Lo rileva l’Istat in base alla nuova mappatura per il ciclo di programmazione 2021-2027 della Strategia nazionale delle Aree interne (Snai), avviata sin dal 2012.

Nelle Aree interne si rileva infatti maggiore emigrazione verso i Comuni più grandi o Centri (polo, polo intercomunale, cintura) e verso l’estero, non compensata da flussi in entrata altrettanto consistenti. Per Aree interne, spiega l’Istat, si intendono quelle «significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura e per effetto di secolari processi di antropizzazione». Comprendono Comuni definiti intermedi, periferici, ultraperiferici.

Dopo un decennio di crescita tra il 2002 e il 2014 (+5,9%), la popolazione è calata del 2,2% tra il 2014 e il 2024. In base alla nuova mappatura, le Aree interne comprendono oltre 4mila Comuni, il 48,5% del totale. In questi territori la popolazione, segnala l’Istat, è salita da 13 milioni e 621mila abitanti nel 2002 ai 14 milioni e 19mila del 2014 per scendere al 1° gennaio 2024 a 13 milioni 325mila (22,6% della popolazione italiana).

Nei Centri, che sono il 51,5% dei Comuni italiani, al primo gennaio 2024 risiedono 45 milioni e 664mila abitanti, pari al 77,4% della popolazione, passata dai 43 milioni 372mila abitanti del 2002 ai 46 milioni 326mila del 2014.

In entrambi i casi (nel decennio di crescita e poi in quello di diminuzione) si rilevano differenze tra Centri e Aree interne: i primi erano cresciuti del 6,8% rispetto al 2,2% delle seconde. Così come la diminuzione è stata dell’1,4% nei Centri, mentre nelle Aree interne ha toccato il 5%. In più, con un’ulteriore differenza tra Centro-nord e Sud: la perdita di popolazione delle Aree interne è più rilevante nel Mezzogiorno (-6,3%), rispetto al Centro (-4,3%) e al Nord (-2,7%).

A determinare questo declino demografico, spiega l’Istat, rilevante soprattutto nelle Aree interne, concorrono diversi fenomeni: l’invecchiamento, la riduzione della natalità, l’aumento dell’emigrazione dei giovani laureati.

I Comuni in declino demografico, peraltro, sono in percentuale più nelle Aree interne nel Sud (oltre due terzi) rispetto al Centro-nord (oltre un terzo) del Paese. E l’Istat rileva che è in partenza dalle Aree interne del Mezzogiorno quasi la metà dei flussi migratori nazionali verso i Centri, così come gli espatri, sono in aumento soprattutto dalle Aree interne.

Questo complesso di condizioni porta l’Istat a prevedere che tra vent’anni l’80% dei Comuni delle Aree interne sarà in declino.

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