Più di mezzo miliardo di euro per far tornare all’antico splendore opere d’arte e monumenti dell’Aquila danneggiati dal terremoto del 6 aprile 2009. L’importante investimento è stato annunciato ieri, nel capoluogo abruzzese, dal ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, che ha parlato di «sforzo gigantesco» per dare alla popolazione «un fondato segnale di speranza». Il piano di ricostruzione e ristrutturazione avrà una durata di nove anni, dal 2013 al 2021 e sarà suddiviso in tre trienni: dal 2013 al 2015 saranno investiti 206 milioni di euro, tra il 2016 e il 2018 altri 160 e dal 2019 al 2021 ulteriori 159 milioni, per un totale di 525 milioni di euro. Gli interventi saranno complessivamente 485 in tutto il “cratere” del terremoto, di cui 127 all’Aquila. Al termine di una visita ai monumenti terremotati, accompagnato dal ministro della coesione territoriale, Fabrizio Barca, Ornaghi ha illustrato gli interventi in una sala del Forte spagnolo, edificio cinquecentesco tra i simboli della città. «È beneaugurante per il futuro che la conferenza avvenga in questo luogo, tra i più amati dagli aquilani – ha fatto notare il ministro –. Il terremoto è un trauma quasi non più superabile, resta nella memoria e si incide nel codice genetico di una comunità. Il lavoro di ricostruzione è sempre lungo, difficile, paziente, ma oggi siamo qui per da- re un fondato segnale di speranza». Sempre nel Forte spagnolo è custodito lo scheletro del Mammuthus Meridionalis Vestinus, animale preistorico vissuto nella conca aquilana un milione di anni fa. Lo scheletro sarà restaurato e la sala che lo ospita sarà riallestita, secondo un progetto didattico - multimediale che sfrutta le più moderne tecnologie, grazie un accordo tra la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo e la Guardia di Finanza, che ha messo a disposizione circa 600mila euro. Questi fondi sono il frutto della generosità dei finanzieri, che hanno voluto devolvere ai terremotati una giornata di lavoro. «L’intervento – si legge in una nota della Direzione regionale – sarà portato avanti insieme al progetto di recupero del Forte e mira a riannodare la memoria e il legame tra questo reperto e la collettività aquilana attraverso progetti che garantiranno la fruibilità del Mammuthus anche durante il cantiere di restauro ed anche per i diversamente abili». Il dettaglio degli interventi è stato illustrato dal direttore regionale dei Beni culturali Fabrizio Magani. «In testa a tutto – ha spiegato – ci sarà il Forte, seguito dal Duomo di San Massimo, da Santa Maria Paganica e da altre chiese del territorio». Sulla necessaria collaborazione tra il pubblico e il privato è quindi ritornato il ministro Ornaghi. «Credo sia utile – ha aggiunto – il lavoro che si sta facendo non solo usando bene le donazioni che stanno affluendo e che sono state fatte dalle comunità estere, ma anche il buon lavoro che si sta facendo con le realtà del cosiddetto privato sociale e dunque con le stesse fondazioni. Credo che tutto questo ci consentirà di andare avanti bene, auspicabilmente con tempi più rapidi del previsto». Soddisfazione per il piano di interventi presentato è stata espressa anche dal ministro Barca, che ha definito il cronoprogramma dei lavori «un insegnamento». «Si fa così », ha aggiunto. «Questo – ha sottolineato – è il modo migliore di rispondere a coloro che giustamente sono preoccupati della vecchia logica, quella del “ci servono dei soldi” seguito poi da un numerone grosso che non viene circostanziato nella sua articolazione temporale. Questo ce lo siamo detto con il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ed è il modo con cui lavoreremo nell’istante in cui ognuno degli enti potrà entrare nell’ordinario. È un metodo che consente trasparenza, programmazione e, in questo modo, si possono dare certezze alla popolazione. A oggi – ha concluso – finanziariamente è tutto coperto».