IMAGOECONOMICA
Le elezioni europee si avvicinano e con loro torna d'attualità il tema del finanziamento ai partiti politici. Un aspetto sul quale c'è ancora oggi grande disparità tra gli Stati dell'Ue. Da questo punto di vista, l’Italia rappresenta un unicum e detiene un primato di certo non invidiabile: è infatti il solo Paese che non prevede (più) alcuna forma di finanziamento pubblico. Per questo motivo in occasione degli “Stati Generali del finanziamento alla politica italiana”, l’evento tenutosi lunedì 15 aprile a Roma e promosso da Raise the Wind, The Good Lobby, Transparency International Italia e Volt Italia, è stato lanciato il “Manifesto del finanziamento etico, trasparente e democratico ala politica italiana”.
Un momento di confronto al quale hanno partecipato, tra gli altri, i tesorieri di alcuni partiti nazionali, come Michele Fina del Pd, Marco Strada del Psi, Ruben Di Stefano di Demos, Carla Taibi di +Europa, Pasquale Lisena di Volt e Filippo Blengino dei Radicali. Nel corso del dibattito, è emerso come il finanziamento alla politica in Italia è uno degli aspetti fondamentali della democrazia parlamentare e un potenziale motore della partecipazione politica attiva della cittadinanza. Tuttavia, diversi punti che lo riguardano rimangono ancora “oscuri”: ad esempio, lo strumento della donazione del 2xmille dell’Irpef ad un partito politico di propria scelta rimane un’opzione poco conosciuta e accessibile solo alle forze politiche già presenti in Parlamento.
Il "Manifesto"
L’obiettivo dei promotori è che il “Manifesto” possa tradursi in futuro in proposte di legge concrete, campagne di advocacy da parte degli attori proponenti e dei partner individuati durante l’organizzazione del progetto, approfondimenti tematici e ricerche. Nel documento presentato lunedì sono state evidenziate alcune azioni necessarie per rendere il finanziamento alla politica in Italia di nuovo accessibile e trasparente. Tra i punti più importanti ritroviamo: un codice etico di comportamento dei partiti; la democratizzazione dello strumento del 2xmille; una rendicontazione chiara e unica per chiunque riceva fondi a sostegno della politica; una regolamentazione delle associazioni e fondazioni legate ai partiti; infine la creazione di sistemi che evitino il voto di scambio, prendendo esempio dalle strutture di finanziamento delle campagne elettorali dei Pac statunitensi.
Le parole dei protagonisti
Secondo Silvia Panini di Volt Italia è necessario agire su due fronti: «Da una parte allargare la pletora dei partiti che possono accedere al 2 per mille e reintrodurre i rimborsi elettorali dopo aver superato una certa quota di voti, dall’altra ridurre le barriere alla presentazione delle liste elettorali». Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, si è soffermato invece su due concetti fondamentali, trasparenza e controllo: «Un finanziamento alla politica prevalentemente privato avrebbe bisogno di anticorpi in materia di trasparenza ad oggi ancora largamente assenti», ha sottolineato. «Inoltre - ha aggiunto Anghelé – servirebbero una piattaforma unica nazionale che permetta a tutti un controllo puntuale e costante del finanziamento e risorse adeguate per il comitato incaricato di controllare ed eventualmente sanzionare».