Salvatore Martello, sindaco di Lampedusa dal 2017, già in polemica con Matteo Salvini per il caso dello sbarco della Mare Jonio nel marzo scorso, ha ricevuto ieri una lettera minatoria a firma “Prima i nostri”. All’interno, un invito a fare il suo lavoro senza occuparsi della questione Ong. Lui però non l’ha nemmeno letta, perché il problema, dice ad Avvenire, è l’impossibilità di affrontare seriamente la questione.
Sindaco, questa lettera non è il sintomo di una situazione sempre più insostenibile?
Di lettere ne sono arrivate molte, non è una novità. Il problema vero è l’avvelenamento del clima che c’è in Italia. Bisogna mentire pur di non dispiacere a qualcuno. Quando dico che il porto di Lampedusa è chiuso solo per le Ong ed è aperto agli sbarchi la gente crede che sono io che faccio venire i migranti o che sono contro il governo. Ma le istituzioni dovrebbero dire la verità, perché con tutto questo battage pubblicitario gli italiani sono convinti che gli sbarchi non ci siano più o che i migranti arrivino solo con le Ong. Persino i giornalisti ne sono convinti, ma non è così. Ogni volta che il tempo lo permette ci sono nuovi sbarchi.
Se il problema non è chiudere i porti alle Ong cosa bisogna fare?
Bisogna avere il coraggio di sedersi attorno a un tavolo assieme a tutte le nazioni europee e discutere. L’Onu ritiene che il fenomeno migratorio continuerà ad aumentare negli anni, quindi bisogna incominciare a capire cosa fare e come affrontarlo. Ma siamo arrivati al punto che la sola idea di parlare di migrazione comporta una chiusura mentale da parte dei cittadini, perché qualcuno gli fa credere che il problema sia stato risolto, poi accadono questi episodi. Bisogna dire la verità anche se va contro gli interessi di qualcuno. Non stiamo parlando di una partita di calcio ma del futuro, di spostamenti che stanno avvenendo in tutto il mondo. Non capisco perché qualcuno preferisca nascondere la polvere sotto il tappeto. In questo modo i problemi si aggravano.
Ma qual è l’attuale situazione dell’accoglienza nell’isola?
Innanzitutto, voglio precisare che la gestione è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Il Comune di Lampedusa non gestisce un bel nulla e non ha preso un soldo per l’assistenza. Nel 2011, quando sono aumentati gli sbarchi a causa dalle rivoluzioni arabe, in particolare in Tunisia, il governo ha riconosciuto la crisi del turismo e ci ha sospeso le tasse. Ebbene, è dal 2017 che la sospensione non viene rinnovata e non possiamo usufruire della rottamazione. Non ci hanno spiegato come pagare le tasse sospese e in quante mensilità potremo diluirle. A fine anno, quando arriveranno le cartelle esattoriali, saremo denunciati per evasione. Sia l’attuale governo sia il precedente non hanno tenuto conto che c’era una popolazione che ha utilizzato questa sospensione e che ora rischia di fallire proprio a causa di quella che doveva essere un’agevolazione.
Ma quante persone avete in carico nel vostro hotspot?
Al momento ce ne saranno meno di un centinaio. Tenga presente che il centro ne può contenere 96. Anche in questo caso però quando chiedo di rispettare le regole sulla gestione dell’hotspot mi attiro le critiche della cittadinanza. Se chiedo aiuto allo Stato si pensa che io voglia lucrare sull’accoglienza, ma non è così. Io chiedo il rispetto delle regole che dicono che chi entra all’interno dell’hotspot poi lo lasci dopo 24 48 ore. Ma questo non avviene mai.