giovedì 10 aprile 2014
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C'è un fatto nuovo in valle di Susa. Storico, non solo per chi crede. Nella valle piemontese che è sinonimo di conflitto, martedì sera i cattolici si sono riuniti a pregare per la pace e il rispetto del prossimo. La novità non consiste nel luogo - la cattedrale di San Giusto - perché si era già pregato in quella chiesa, se non che al termine della celebrazione erano spuntate le bandiere No Tav, che nulla hanno a che fare con il rito romano.Non deve stupire neppure la schiettezza montanara con cui il parroco, don Ettore De Faveri, ha avviato la riflessione: «La preghiera deve aprire in valle un dialogo sereno, condurre a gesti e parole rispettose verso chi la pensa diversamente. Altrimenti, è farisaica». Assolutamente inedita, invece, è la fiducia con cui cattolici di diverse associazioni e di diversa opinione sull’alta velocità, divisi sulla liceità della lotta contro i cantieri, oggi si consegnano alla Parola di Dio. Con l’intento, recita il loro documento, di «affidare al Signore il popolo della Val Susa», il desiderio «che lo Spirito Santo possa aprire le nostre menti alla comprensione della Parola» e una grande fede «nella forza della preghiera, consapevoli che questo momento di difficoltà può essere superato affidandoci alla luce di Cristo». La novità è racchiusa in quest’ultimo passaggio, così eccentrico per quella che è considerata ormai la Vandea dell’antagonismo. Martedì in cattedrale c’era una cinquantina di oranti «per la pace e il bene della valle». Non molti né pochi: «Di solito, ciascuno partecipa alle iniziative della propria associazione; questa risposta è il segno che si sentiva il bisogno di riscoprire l’efficacia unitiva della preghiera» commenta Rosanna Bonaudo (Azione Cattolica). D’accordo Anna Marchiando (Rinnovamento nello Spirito): «La potenza della preghiera nel creare comunione tra i cristiani non va sottovalutata, anche al di là della Tav». Negli incontri che si svolgono ogni martedì sera (prossimi appuntamenti a Bussoleno, Chiomonte, Almese, Sant’Ambrogio, a promuoverli Cattolici per la valle, Azione Cattolica, Rinnovamento nello Spirito, Agesci, Masci, Terz’Ordine Francescano e Movimento dei focolari) non si fa menzione di tunnel e talpe, amianto o smerino. Eppure, non prendere parte né pro né contro l’alta velocità non è una scelta di comodo: «forse la nostra posizione non sarà condivisa dagli altri Comitati No Tav, ma ricucire il tessuto umano ed ecclesiale della valle è una scelta profetica» dice Roberto Perdoncin (Cattolici per la valle).Ricucire presuppone uno strappo. Dietro i riverberi religiosi delle liturgie No Tav, come la Madonna di Mompantero portata in testa ai cortei, si intravedono le tante lacerazioni di questi trent’anni. Il rito cristiano, ribellandosi al pensiero dominante (No contro Sì), si propone di suturarle e riparare l’unità sociale a partire da quella ecclesiale: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Matteo 18, 15-20). E pur nella sproporzione rispetto a chi quelle divisioni le fomenta, questi valsusini vi si accingono, l’hanno dimostrato martedì, con una fiducia che non si capisce a meno di non rileggere Matteo: «se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà».
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