ANSA
I primi a dare la notizia sono i media britannici: due dei corpi ritrovati ieri (cinque in tutto a fine giornata) dopo l’affondamento del mega yacht Bayesian sono del tycoon britannico Mike Lynch e di sua figlia 18enne Hannah, scrive il sito del Daily Telegraph dopo aver sentito le autorità italiane. Ma a fine giornata (e operazioni di ricerca sospese) non c’era conferma sull’identificazione dell’uomo proprietario del veliero.
Intanto sale a 5 il numero di dispersi ritrovati ne manca quindi solo uno all’appello. I quattro corpi dei primi dispersi che sono stati identificati dai familiari sono quindi quelli di Jonathan Bloomer, il presidente della Morgan Stanley International, della moglie Anne Elizabeth, del legale Chris Morvillo e della moglie Nada. All’appello mancherebbero dunque l’imprenditore britannico e proprietario dello yacht Mike Lynch e la figlia 18enne Hanna.
Il veliero, lungo 56 metri con un albero maestro di 75 e battente bandiera inglese, trasportava 22 persone, 10 membri dell’equipaggio e 12 ospiti. Poco prima delle 5 di mattina di lunedì è stato travolto da una forte tromba d’aria quando si trovava a mezzo miglio dalla costa di Porticello. I primi naufraghi sono stati soccorsi da una imbarcazione olandese, Sir Robert Baden Powell, nelle immediate vicinanze per poi essere portati a terra dalla guardia costiera.
Il robot e i sub che parteciparono alle ricerche sulla nave Costa Concordia
Alle ricerche nello specchio di acqua antistante Porticello nel Palermitano dove è affondato il veliero britannico Bayesian ieri hanno preso parte anche i sommozzatori dei Vigili del fuoco che nel 2012 parteciparono alle ricerche dei dispersi sulla nave Costa Concordia. Ma oltre a risorse navali, aeree e subacquee, coordinate dalla Guardia Costiera di Palermo, sono state potenziate le indagini subacquee condotte dai sommozzatori dei Nuclei Sub Guardia Costiera di Napoli e Messina. Determinante l’uso da parte dei sub di un ulteriore mezzo subacqueo a controllo remoto denominato “Rov” (Remotely Operated Vehicle). Il “robot” è capace di operare sul fondale marino fino ad una quota di 300 metri e un’autonomia tra le 6 e le 7 ore. Il dispositivo messo in campo dalla Guardia Costiera, dotato di un’avanzata tecnologia che permette di indagare i fondali e di registrare video e immagini dettagliate, punta a fornire elementi utili e puntuali per ricostruire la dinamica dell’incidente a beneficio della Procura della Repubblica di Termini Imerese che sta indagandosulle cause del naufragio. E nell’ambito delle indagini ieri è stato interrogato anche il capitano del maxi yacht, James Cutfield, 51 anni, originario della Nuova Zelanda, terra di velisti. Era lui al comando del veliero da 56 metri, uno dei più grandi al mondo, investito dalla violentissima tromba d’aria.
L'esperto: bastavano 15 minuti per mettere in atto i sistemi di sicurezza
«Bastavano quindici minuti per mettere in pratica tutte le misure di sicurezza che avrebbero aiutato a salvarsi» spiega un esperto del settore, un ingegnere della Italian Sea Group, la società proprietaria di Perini Navi, il gruppo viareggino di cantieri che nel 2008 varò il veliero Bayesian affondato. Secondo l’esperto, che da anni lavora nel settore e che parla a titolo personale e preferisce rimanere anonimo, sarebbero diversi gli errori che potrebbero essere stati commessi: dalle mancate chiusure dello scafo ai motori spenti, fino alle persone presenti ancora in cabina.