sabato 10 febbraio 2024
Metti un sabato mattina in redazione con Zaccaria Dellai, nominato "Alfiere della Repubblica" da Mattarella per il suo impegno a favore degli anziani. Un segno speciale: tanti giovani lettori crescono
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Senza l’ostinata convinzione che i bambini siano interessati all’attualità, golosi di notizie e curiosi del mondo adulto, Popotus non avrebbe mai visto la luce. L’inserto che Avvenire – ogni giovedì – dedica ai più piccoli ha da sempre l’obiettivo dichiarato di crescere lettori appassionati e cittadini consapevoli: gente informata, che sappia pensare con la propria testa, magari controcorrente, che abbia voglia di approfondire per capire, giudicare e scegliere. Che, adulta, si impegni a intervenire nella vita sociale e politica del Paese.

Quindi, accontentare la richiesta dell’affezionato lettore di Popotus, Zaccaria Dellai, classe 2011, di una visita alla redazione è stato un piacere oltre che un onore: lo scorso anno, Sergio Mattarella lo ha nominato “Alfiere della Repubblica” per aver promosso presso l’Agesci l’introduzione di una nuova specialità: l’“amico degli anziani”. I responsabili nazionali degli scout lo hanno accontentato. Ma non si è montato la testa: intervistato da Popotus di ritorno dal Quirinale si schermì: «Ho solo rappresentato – disse – tanti altri lupetti che hanno già quest’attenzione».
La ricchezza e la gioia che tante persone anziane sono capaci di regalare, Zaccaria l’ha scoperta grazie al nonno Romano – purtroppo, adesso non c’è più – che gli raccontava le storie dei tempi della guerra, vicende dolce-amare di coraggio e generosità, con la fatica di quei periodi bui intrecciata alla speranza per il futuro. E poi c’è nonna Rosa che sempre gli sta a fianco quando fa visita agli anziani nelle case di Laives, alla periferia di Bolzano, dove vive: in cambio della freschezza della gioventù e di un sorriso che conquista, ottiene consigli di buon senso e storie a volontà.
Zaccaria è arrivato ad Avvenire accompagnato dal fratello Emanuele, dalla sorella Dora, dal cugino Andrea, il più vecchio ha quattordici anni, la più giovane dieci. Gli ultimi due, Dora e Andrea, fanno parte della redazione de “La gazzetta del Lupetto”, di cui Zaccaria è caporedattore: non solo lettori, quindi, ma anche giornalisti. Insomma, in questo caso il contagio c’è stato: è bello pensare che Popotus abbia fatto la sua parte nel diffondere il germe dell’informazione, quella passione per le notizie da cui – se te l’attaccano – non guarisci più.
Il quartetto presente ieri in redazione è la prova provata: niente è passato inosservato, ogni cosa oggetto di interesse. Un pubblico così attento rende orgogliosi. In molti davano Popotus per morto ancora prima che nascesse, pensando fosse marziano identificare nei bambini di otto, nove e dieci anni il pubblico di riferimento: la formula spartana, in bianco e nero su carta da giornale, le notizie e l’attualità al posto dei fumetti erano già sufficienti a far supporre un fallimento. Dopo quasi 28 anni – spegnerà le candeline il prossimo 23 marzo – Popotus è ancora vivo e vitale, i lettori mai così numerosi. Non è raro – tutt’altro – che Avvenire venga pacificamente invaso dalle scolaresche, alunni delle elementari che leggono Popotus in classe e che – se la distanza lo consente – si trasferiscono per una mattinata in redazione. Perché raccontare l’incontro con Emanuele, Zaccaria, Dora ed Andrea, allora? Per ringraziare attraverso loro tutti gli altri lettori bambini che sappiamo somigliargli, che non vedremo mai ma che abbiamo davanti agli occhi ogni volta che si decide un argomento, si corregge, si cambia, si cambia ancora, per non deluderli. Bambini poliedrici, che si dedicano a interessi tra i più svariati, guardano molta televisione ma sono anche buoni lettori, sanno maneggiare la tecnologia meglio dei loro genitori. In genere sono un pubblico di cui il mondo dell’informazione si disinteressa e che, usando registri linguistici per loro incomprensibili, li esclude (pur circondandoli, a volte assediandoli). Sono bambini disposti a leggere un giornale di attualità a patto di capirci qualcosa. A patto di venir presi sul serio.

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