sabato 17 agosto 2024
Ci scrivono due senatori del Movimento 5 stelle: i 469 infortuni mortali dei primi sei mesi del 2024 dimostrano che si tratta di un'emergenza nazionale, il governo deve attivarsi.
Una manifestazione contro gli incidenti sul lavoro

Una manifestazione contro gli incidenti sul lavoro - Ansa

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Lo scorso anno, nel nostro Paese, sono morte sul lavoro 1.041 persone. Quasi tre al giorno. Secondo l’Inail, nei primi sei mesi del 2024 le denunce di infortunio con esito mortale sono state 469 (+4,2% rispetto al pari periodo del 2023) e sono aumentate le patologie di origine professionale denunciate: 45.512 (+19,6%). Dietro a questi freddi numeri, però, ci sono i volti e le storie di uomini e donne e delle loro famiglie. Alcune, come quelle di Luana D’Orazio e di Satnam Singh, sono assurte alle cronache per la crudezza dell’accaduto; altre sono state relegate a una stringata notizia sui quotidiani locali.
È giunto il momento di prendere atto - a tutti i livelli - che le morti sul lavoro sono un’emergenza nazionale. La Uil ha rilevato che fra il 1983 e il 2018 il lavoro, fondamento della nostra Repubblica, ha ucciso più della criminalità organizzata: sono stati infatti oltre 55mila i cittadini che hanno perso la vita mentre si trovavano in fabbrica o nei campi contro i 6.681 caduti per mano di mafia, camorra, ‘ndrangheta. È dunque evidente, e non più rinviabile, la necessità di interventi eccezionali per fermare la scia di sangue che scorre da Nord a Sud.
La politica ha il dovere di chiedersi cosa fare. Prima di tutto, occorre agire dal lato della prevenzione aumentando il numero degli ispettori del lavoro - come avvenuto nella scorsa legislatura grazie ai governi di cui il M5s ha fatto parte - e quindi dei controlli, ma anche insegnando ai nostri ragazzi, fin dall’età scolare, l’importanza della cultura della sicurezza sul lavoro e il rispetto della vita umana. Il 17 ottobre 2022, alla Camera, abbiamo presentato una proposta di legge (prima firmataria Valentina Barzotti) che procede in questa direzione, ma maggioranza e governo l’hanno affossata sostituendola con un provvedimento vuoto che non risolve nulla.
In secondo luogo, bisogna per far sì che i familiari delle vittime ottengano giustizia, allontanando lo spettro della prescrizione. Per questo, al Senato abbiamo depositato, a prima firma di chi scrive, due disegni di legge: uno per introdurre il reato di omicidio sul lavoro e un altro - già proposto nella XVIII legislatura - per istituire una Procura nazionale del lavoro. Serve, difatti, un sistema sanzionatorio che scongiuri la possibilità che i datori di lavoro violino deliberatamente gli obblighi di legge al fine di ridurre i costi e aumentare il profitto, provocando per colpa infortuni mortali e lesioni ai loro dipendenti. Allo stesso tempo, va costituito un pool di magistrati specializzati nel fronteggiare queste tipologie di reati: una richiesta che giunge anche da illustri esperti in materia come Raffaele Guariniello e Bruno Giordano.
Finora la risposta del governo è stata un fragoroso silenzio. Di fronte alle stragi di Brandizzo e Firenze, e alla tragica morte di Satnam Singh, l’esecutivo ha varato misure spot - come la patente a crediti, che vale solo per l’edilizia - se non addirittura esiziali, vedasi la cosiddetta lista di conformità. In ultimo, non sappiamo che fine abbiano fatto i 200 milioni di euro stanziati dal Pnrr per il superamento dei ghetti degli immigrati né se (e quando) il Durc di congruità sarà esteso al settore agricolo: un impegno previsto da un nostro ordine del giorno al decreto Agricoltura approvato a inizio luglio a Montecitorio. Da parte nostra, lo ribadiamo, c’è la piena disponibilità a collaborare. Auspichiamo che il governo esca dal proprio arroccamento e decida di mettersi in ascolto.

Senatore del Movimento 5 stelle
Senatore e vicepresidente del Movimento 5 stelle


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