L’Italia non varerà «mai più» condoni edilizi, che sono dei «tentati omicidi alla tutela del territorio». Sì, invece, a un grande piano da 9 miliardi di euro in 7 anni per mettere in sicurezza il Paese da alluvioni e frane. Sono la promessa e l’impegno del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ai primi Stati generali contro il dissesto idrogeologico convocati ieri dal governo a Roma. No, dunque, a nuove sanatorie e sì, invece, al «new deal italiano». Ma c’è molto da fare e, soprattutto, molto da recuperare, perché, come dice il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, «sulla messa in sicurezza del territorio l’Italia ha lasciato 20 anni per la strada». La tutela dell’Italia che cade a pezzi è, dunque, diventata una «priorità assoluta», assicura Delrio, anche per la politica, che per anni ha finto di non vedere e anzi spesso ha contributo alla situazione attuale, con concessioni e zero controlli. «Ha spesso eluso il problema, illuso, promesso, condannato, sottovalutato e pianto lacrime di coccodrillo», è la sintesi del capo della struttura di Palazzo Chigi #Italiasicura, Erasmo D’Angelis. Ora, insiste il sottosegretario 'di fiducia' del premier Renzi, «c’è un piano integrato ed efficiente che ci consentirà di non piangere più vittime». Un piano che però non potrà avere successo se non sarà accompagnato da un totale ribaltamento della pianificazione urbanistica. Ed è proprio qui che Galletti spara a zero sui condoni del passato. «Deve essere chiaro a tutti che il rispetto del territorio passa anche attraverso il fatto di non costruire abusivamente in zone dove non si può costruire. Dunque mai più condoni perché questi pongono i cittadini nella condizione di poter dire 'adesso lo faccio poi vedremo'. Questo non si può più fare». Ecco perché, sostiene il ministro, vanno aumentate anche le pene per chi trasgredisce. «Bisogna intervenire in maniera molto dura: chi inquina e non tutela il territorio va in galera». Ma cosa prevede il Piano del governo? Una spesa di quasi 9 miliardi nei prossimi 7 anni: 5 provenienti dai fondi di sviluppo e coesione, 2 dal cofinanziamento delle Regioni o dai fondi europei a disposizione delle regioni stesse e 2 recuperati dai fondi a disposizione per le opere di messa in sicurezza e non spesi fino ad ora. E sui ritardi attaccano i due rappresentanti di governo. «Programmi e piani d’azione vanno rispettati, non è possibile che rimangano opere non fatte per dieci anni», accusa Delrio. «La situazione è in netto peggioramento – rincara la dose Galletti –. La prima battaglia non è di tipo burocratico o di risorse, ma culturale. Esiste un problema nel nostro Paese di opere non fatte. Non è un problema di risorse ma di spendere bene quelle che ci sono». In attesa che le opere vengano realizzate, però, c’è da affrontare l’emergenza, che è ormai quasi quotidiana. Ed è per questo che Gabrielli ribadisce che «il tema fondamentale è quello della prevenzione, che significa pianificazione dei rischi». Ma, avverte, «è necessario far crescere una vera cultura di protezione civile ». Quindi da un lato «dobbiamo far sì che tutti i Comuni siano dotati di piani di protezione civile conosciuti dalla gente e che possano salvare le vite umane». Ma dall’altra «i sindaci non devono essere lasciati soli» nell’affrontare le emergenze, mentre «si fanno polemiche gratuite » sui provvedimenti adottati come le chiusura delle scuola. Invece, insiste, «tanto più il territorio è in crisi, tanto più in alto va posta l’asticella della sicurezza. Se non prendiamo coscienza di questo allora dobbiamo mettere in conto una triste contabilità che non possiamo più permetterci».