lunedì 1 luglio 2024
Con l'astensione su Ursula von der Leyen la premier ha scelto la linea attendista sulla maggioranza in Commissione. La partita è ancora tutta da giocare in attesa del secondo turno del voto francese
Parigi, Roma, Bruxelles: come può finire la partita di Meloni sulle nomine

Ansa

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La partita sulle nomine Ue resta in stallo ed è verosimile che lo rimarrà per almeno una settimana, quella che conduce al secondo turno delle elezioni francesi per l’Assemblea nazionale. Un voto dagli esiti ancora incerti, ma in ogni caso destinato a impattare sugli equilibri europei e in particolare sulla strategia italiana per i vertici dell’Unione. In gioco c’è il prestigio di Giorgia Meloni a Bruxelles e la sua credibilità elettorale in patria, dove è intenzionata a far vedere che il peso di Roma nel continente è ormai determinante, specie dopo i deludenti risultati ottenuti alle Europee dai colleghi Emmanuel Macron e Olaf Scholz.

La nuova maggioranza nella Commissione e il nodo Von der Leyen

Nel Consiglio europeo la premier ha assunto un atteggiamento attendista con l’astensione sul secondo mandato a Ursula von der Leyen. Pur lanciando un segnale forte con il voto contrario alla nomina del portoghese Antonio Costa alla presidenza dell’organismo e di Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli Esteri. Il punto resta la possibilità di far parte della maggioranza che eleggerà Von der Leyen con il gruppo dei Conservatori e riformisti europei, di cui Meloni è presidente. Un'eventualità già esclusa dai socialisti e dai liberali (questi ultimi superati in numero proprio dall’Ecr), ma che continua a dividere i popolari. Antonio Tajani, voce autorevole nel Ppe, insiste sulla necessità di aprire: «Serve una maggioranza ampia e serve dare una risposta agli elettori», ha ripetuto anche questa mattina. La circostanza taglierebbe fuori la Lega e il suo gruppo (i sovranisti di Identità e democrazia). Che però guarda con interesse alla possibile nascita di una nuova formazione, dopo l’alleanza a tre attorno al “Manifesto patriottico" lanciato dal premier ungherese Viktor Orban, assieme all'ex primo ministro ceco Andrej Babiš e all’austriaco Herbert Kickl. Difficile valutare come e se sarà in grado di smuovere le dinamiche dell’Unione.

Gli obiettivi di Meloni e i possibili nomi per centrarli

Al di là della futura maggioranza, gli obiettivi di Giorgia Meloni per l’esecutivo europeo sono chiari da giorni. La premier vuole la vicepresidenza e un commissario di peso con deleghe economiche importanti. Il nome che circola è quello di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Ue e uomo di fiducia del capo dell’esecutivo. Ma sul tavolo ci sono anche altre opzioni. La prima è quella che porta a Elisabetta Belloni, che ha già dimostrato di sapersi muovere molto bene come sherpa del G7. In alternativa si parla del titolare della Difesa, Guido Crosetto (anche lui molto vicino alla premier). Ad ogni modo la sfida è ancora aperta e da qui al 18 luglio, giorno in cui l'Europarlamento dovrà votare le nomine proposte dai leader, sarà bene attendersi molte mosse da parte degli attori chiamati a disegnare il nuovo assetto europeo, tutte potenzialmente in grado di cambiare l’inerzia della partita.

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