"Carissimo Pinocchio," in mostra all’Adi Design Museum di Milano - © Denise Manzi
«Carissimo Pinocchio, ti domanderai che c’azzecchi tu con il design, con i progettisti italiani, con le forme che seguono la funzione e ogni tanto in questo inseguimento felicemente si perdono come tu hai perso, per poi ritrovarlo, il tuo babbo artigiano. Credo di poterti dire che tu c’entri eccome in questa storia che è la storia del design italiano. Ti sei mai visto allo specchio? Tu sei la combinazione elementare ma efficacissima di poche forme geometriche: un cilindro, una sfera, il cono del cappello e ovviamente la sporgenza appuntita e sottile del naso. Tu sei un’icona simbolo dell’italianità come la moka Bialetti, la lampada Arco e la poltrona Sacco». Così Giulio Iacchetti introduce alla mostra “Carissimo Pinocchio,” in scena fino al 4 febbraio all’Adi Design Museum di Milano, con il progetto espositivo di Matteo Vercelloni e il progetto grafico di Federica Marziale Iadevaia, realizzata in occasione dei 140 anni dalla prima edizione dele Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, il libro italiano più tradotto al mondo.
Anniversario che nelle parole del presidente del museo, Luciano Galimberti, «è un’occasione per festeggiare e celebrare un capolavoro della letteratura italiana, con l’obiettivo di rinsaldare una multidisciplinarità del design quale patrimonio di ricchezza culturale capace di porre questioni nel nostro agire quotidiano». E la consapevolezza – lo ha detto Iacchetti alla presentazione nei giorni scorsi – che Geppetto può considerarsi il «primo designer italiano». E come dargli torto?
“Ohi!” di Francesco Faccin - © Michele Nastasi
Così, andare al museo dell’Adi e visitare la mostra è come entrare nella bottega del falegname e poi addentrarsi in una sorta di Paese dei Balocchi, passando per il Circo di Mangiafuoco e il paese di Acchiappacitrulli, insieme al burattino a cui tutti vogliamo bene e che in qualche modo rappresenta le nostre fragilità e difficoltà nel crescere, le nostre aspirazioni, i nostri errori fino alla realizzazione della nostra identità.
L'esposizione - realizzata con il contributo di Istituto per il Credito Sportivo, Abet Laminati e con il patrocinio culturale di Fondazione Nazionale Carlo Collodi - è introdotta da una sezione storica, a cura di Marco Belpoliti, che accoglie il visitatore con copertine, disegni e illustrazioni storiche e si conclude con una selezione di disegni originali, tratti da uno degli ultimi lavori di Andrea Branzi (Pinocchio?, Libri Scheiwiller), architetto, designer, protagonista indiscusso delle avanguardie radicali recentemente scomparso, al quale la mostra è dedicata. Disegni, spezzoni di testo e quel punto interrogativo che riguarda noi. Chi siamo diventati: «Gli italiani sono tutti bugiardi e la forma stessa del nostro Stivale ride alle spalle di un’Europa troppo seria».
"Pinocchio?", un disegno di Andrea Branzi in mostra all'Adi Design Museum per la mostra "Carissimo Pinocchio," - .
Cuore di “Carissimo Pinocchio” (catalogo di ADIper, con in copertina un disegno inedito di Attilio Cassinelli) sono 62 nuovi progetti a opera di 31 designer e 31 grafici, appositamente realizzati per la mostra. I Pinocchi, concepiti grazie alla collaborazione di aziende, artigiani qualificati e in alcuni casi autoprodotti, sono ospitati in una grande giostra circolare. «Dove si nasconderebbe Pinocchio nel mondo reale di oggi? – si chiede fra i vari grafici Mario Piazza nel suo “manifesto” –. Vorrebbe davvero diventare umano? O si sentirebbe solo? Circondato da “burattini” in cui non vorrebbe riconoscersi?».
Seduto su un banchetto, il visitatore, prima di andare via, può raccogliere le idee e scrivere la sua lettera al burattino che c’è in lui: «Carissimo Pinocchio...». E forse il Grillo Parlante potrebbe ancora dire ai Pinocchi di oggi: «Insegui ciò che ami, o finirai per amare ciò che trovi».